Il Parkinson è una malattia cronica neurodegenerativa ad evoluzione lenta, che coinvolge, principalmente, alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e dell’equilibrio. Questo morbo fa parte di un gruppo di patologie definite “Disordini del Movimento” e, tra queste, è la più frequente. Il trattamento ad oggi più utilizzato nei pazienti in stadio avanzato è Stimolazione Celebrale Profonda (Deep Brain Stimulation), che prevede la stimolazione elettrica di determinate zone del cervello, bloccando i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti e migliorando di conseguenza il quadro clinico del paziente. Esistono metodi che sono in grado di migliorare le prestazioni di questa terapia, ma richiedono di avere informazioni specifiche sullo stato del paziente. Proprio per queste ragioni, lo studio condotto dall’Istituto di biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dall’ospedale universitario di Würzburg in Germania e dall’Ateneo di Genova rappresenta una svolta nella ricerca di terapie contro il morbo di Parkinson. Lo studio, pubblicato da pochi giorni sulla rivista Brain Stimulation, individua un segnale neurale specifico che è in grado di capire quando le persone affette da Parkinson iniziano a camminare o si fermano.
L’obiettivo di questo studio è quello di migliorare le terapie disponibili per il Parkinson. Quello che vogliamo fare è creare una terapia flessibile, in grado di capire lo stato e le necessità del paziente, e di adattarsi a queste
La dopamina è un neurotrasmettitore nel cervello che consente a determinate cellule nervose di comunicare tra loro. Essa si è dimostrata fondamentale per la funzione del sistema nervoso centrale nel controllo di diverse funzioni tra cui quella del movimento del corpo. Nel Parkinson, i livelli di dopamina sono ridotti rispetto al normale e proprio per questo, i cambiamenti più evidenti legati al Parkinson sono normalmente quelli che influenzano il movimento.
Come specificato nel comunicato dell’università, quando una persona affetta da Parkinson muove dei passi, è come se avvenisse un cambiamento di frequenza. In che senso? Pensiamo di essere in macchina e di dover affrontare un viaggio lungo. Per passare le ore di viaggio sintonizziamo la radio ad una certa frequenza. Per continuare a seguire lo stesso programma radiofonico, saremo costretti a spostare la frequenza mano a mano che percorriamo chilometri di strada. Ecco, la stessa cosa avviene in un paziente affetto da morbo di Parkinson: quando inizia il cammino, un certo ritmo nell’attività del suo cervello si sposta di frequenza. Questo cambiamento avviene proprio in corrispondenza delle aree in cui ha origine la malattia e in cui viene applicate la terapia.
La scoperta raggiunta dai ricercatori della Sant’Anna è una nuova tecnica matematica basata sulla teoria dell’informazione e consente di individuare questo cambiamento nella frequenza. Grazie all’indentificazione di questo segnale, infatti, sarà possibile in futuro modulare la stimolazione cerebrale profonda per focalizzarla sui disturbi del Parkinson associati al cammino.
Questo risultato è un primo importante passo verso una terapia di neuromodulazione personalizzata per migliorare la qualità vita dei pazienti con malattia di Parkinson