Come funziona?

E se le pastiglie del futuro non dovessero più essere assunte ogni giorno?

Probabilmente è capitato a tutti: una volta nella vita abbiamo dovuto prendere delle pastiglie una o più volte al giorno, possibilmente sempre alla stessa ora. Che fossero antibiotici, cure per particolari patologie, la pillola anticoncezionale o altro, il concetto alla base non varia. L’obiettivo è infatti quello di mantenere la concentrazione di principio attivo sufficiente ad ottenere l’effetto desiderato. Rispettare una terapia farmacologica, soprattutto se per periodi molto lunghi o anche per sempre, non è però semplice. Possono capitare le dimenticanze o gli imprevisti, ma non mancano anche i casi in cui i pazienti non vogliono assumere la propria terapia. Il possibile futuro dei farmaci arriva da un’azienda statunitense, Lyndra, che sta sviluppando delle pastiglie da assumere una volta alla settimana o addirittura una sola volta al mese. 

Il primo esperimento: la pillola anticoncezionale da assumere una volta al mese

L’idea nasce dal fatto che una singola pastiglia a “lunga durata” possa consentire di non dimenticare delle dosi ai pazienti. Non solo: con l’assunzione di pillole giornaliere si riscontra spesso un iniziale livello elevato di principio attivo, talvolta anche tale da causare effetti indesiderati. La concentrazione, però, si riduce gradualmente nel tempo fino a poter diventare anche troppo bassa per poter funzionare. 

Il primo tentativo dell’azienda è stato fatto per delle pillole contraccettive. La capsula sviluppata e testata in maiali è tale da dover essere assunta una sola volta al mese. In questo periodo si dissolve gradualmente, rilasciando gli ormoni al suo interno, per poi uscire dal corpo. Già in corrispondenza di questo esperimento è stata formulata la versione che poi si è rivelata vincente per la somministrazione di farmaci a lunga durata. La pastiglia progettata è formata da sei braccia polimeriche unite da un nucleo flessibile che consente il ripiegamento della struttura nella pillola. Ogni “braccio” prevede poi uno strato esterno composto da un polimero rigido che garantisce l’integrità meccanica e una matrice interna in grado di rilasciare l’agente farmaceutico. Una volta nello stomaco lo strato esterno si scoglie e la struttura a stella si apre, aumentando anche in dimensioni, cosa che le impedisce anche di passare dal piloro. 

Il funzionamento della pastiglia: 1) una volta ingerita la pastiglia raggiunge lo stomaco, dove 2) si apre e assume la conformazione “a stella”, che mantiene per tutta la durata prestabilita per poi 3) disintegrarsi ed essere espulsa dal corpo tramite l’intestino. Credit: Guardian graphic. Source: Lyndra Therapeutics

Le pastiglie del futuro per la schizofrenia da assumere una volta alla settimana

La nuova sfida di Lyndra è quella di formulare una pastiglia per i pazienti affetti da schizofrenia. La nuova proposta a base di risperidone, ovvero un antipsicotico comunemente impiegato in questa patologia, dovrebbe essere assunta una volta alla settimana. Secondo Trish Hurter, amministratore delegato dell’azienda, la riduzione della frequenza di assunzione dei farmaci porterebbe a una serie di vantaggi per la salute e per l’economia. Nel particolare caso della schizofrenia, poi, il fatto di dover assumere una sola pillola alla settimana ridurrebbe gli effetti negativi causati da una terapia instabile perché non assunta con costanza. I risultati del secondo studio su uomini ha confermato il funzionamento della pastiglia che garantisce livelli adeguati di concentrazione di farmaco per tutta la settimana ed evita le esposizioni del corpo a picchi particolarmente elevati.

I trial su pazienti dovrebbero iniziare entro fine anno e concludersi entro il prossimo, il che renderebbe possibile ottenere l’approvazione alla vendita dell’FDA nel 2024. La compagnia ha in programma un ulteriore trial per delle pillole settimanali contenenti levometadone, un farmaco per il trattamento delle dipendenze da oppiacei. 

Risultati e sfide

Lyndra è al lavoro per sviluppare delle pastiglie settimanali o mensili per numerose patologie. Hurter, però, non è sicuro che la tecnologia sia applicabile a tutti i farmaci. Per funzionare, infatti, le dosi necessarie devono poter essere inserite in una capsula. Questo, ad esempio, non è possibile per la metformina per il trattamento del diabete di tipo 2. 

Anche le sfide già superate non sono state semplici. Ne è un esempio lo sviluppo di un dispositivo in grado di resistere per una settimana e poi essere degradato e riassorbito senza dare effetti collaterali. I primi risultati, però, hanno confermato il corretto funzionamento della pastiglia. Grazie ai futuri trial la pasticca a base di risperidone potrebbe presto essere approvata e diventare una valida soluzione al problema della corretta assunzione di farmaci. Nel frattempo Lyndra lavorerà anche su altre pastiglie e patologie e in futuro il settore dei farmaci potrebbe essere rivoluzionato da questa nuova tecnologia.

Published by
Linda Carpenedo