Perchè i bambini si ammalano molto meno di Covid-19?
È dall’inizio della pandemia che medici e ricercatori stavano cercando di capire i motivi per cui bambini e ragazzi di età inferiore a 20 anni mostrano delle caratteristiche cliniche di Covid-19 molto diverse rispetto agli adulti. I più giovani, infatti, hanno più probabilità degli adulti di sviluppare una malattia lieve o asintomatica con prognosi senza dubbio migliori e una letalità decisiamente inferiore. I dati parlano chiaro: si stima che abbiano una suscettibilità a contrarre l’infezione pari a circa la metà rispetto ai più grandi. Ma quindi, come mai il virus sembra essere, si potrebbe dire, “più buono” con i bambini?
A rispondere a questo quesito ci ha pensato un gruppo di ricercatori che opera presso il CEINGE, il centro di Biotecnologie Avanzate a Napoli, coordinato da Roberto Berni Canani, Principal Investigator del gruppo. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Frontiers in Pediatrics, ha svelato che l’elemento chiave a stabilire queste differenze è una molecola che si trova nel tessuto epiteliale che riveste internamente il naso e che è nota come Neuropilina 1.
Il punto di partenza dello studio
Come il coronavirus riesca ad infettare l’uomo è un fatto ormai noto e certo: grazie alla presenza della cosiddetta proteina virale Spike, responsabile delle protuberanze simili a corone che ricoprono la superficie esterna di SARS-CoV-2 e che rappresenta la caratteristica peculiare della famiglia di virus a cui appartiene, ovvero i coronavirus.
Per aderire e poi penetrare all’interno della cellula bersaglio, la proteina Spike si lega a specifici recettori di membrana e, una volta avvenuto il legame, cambia conformazione e “conficca” una sua parte all’interno della cellule e dà inzio al processo d’invasione. I principali mediatori molecolari dell’infezione da SARS-CoV-2 a livello del tratto respiratorio superiore e dell’intestino tenue sono:
- l’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2), che funge da porta molecolare al virus;
- la serina proteasi transmembrana-2 (TMPRSS2), che viene impiegata da SARS-CoV-2 per l’innesco della proteina spike;
- la neuropilina-1 (NRP1), un co-recettore che migliora la capacità di SARS-CoV-2 di entrare e potenzia l’infezione nelle cellule ospiti.
Per riuscire a capire l’origine delle differenze nelle caratteristiche cliniche tra adulti e bambini con infezione da Covid-19, gli studiosi, coordinati da Roberto Berni Canani, hanno valutato e confrontato l’espressione in diversi soggetti dei principali recettori di membrana.
Neuropilina-1: la molecola che protegge di più i bambini dal Covid
Dal 19 maggio al 30 luglio 2020, i ricercatori hanno raccolto e successivamente analizzato campioni biologici ottenuti dalle alte vie respiratorie e dall’intestino, le due principali vie di ingresso del Coronavirus nel nostro organismo, di bambini e adulti sani. I dati di partenza suggerivano che i bambini di età inferiore ai 10 anni avessero una suscettibilità inferiore all’infezione da SARS-CoV-2 rispetto agli adulti. Al contrario, gli adolescenti sembrano rispondere in modo simile agli adulti. Tenendo a mente questo, gli studiosi hanno selezionato due popolazioni con fasce d’età ben distinte: bambini e pre-adolescenti con età compresa tra 1 e 10 anni e adulti tra i 20 e gli 80 anni, di entrambi i sessi e tutti caucasici.
Dalle analisi effettuate, è stato osservato che la minore gravità dell’infezione da SARS-CoV-2 osservata nei bambini potrebbe essere dovuta a una diversa espressione nel tratto respiratorio della molecola Neuropilina-1, che svolge un ruolo cruciale nel consentire l’attacco al recettore ACE-2, attraverso il quale la proteina spike del Coronavirus si lega per entrare nelle cellule dell’ospite. Questo co-recettore è espresso circa 200 volte in meno a livello dell’epitelio respiratorio di un bambino rispetto a quello di un adulto. Essendo l’epitelio delle vie respiratorie la porta d’ingresso del virus, questo spiegherebbe come mai il virus è molto meno aggressivo nei bambini.
Come affermato da Roberto Berni Canani,
Abbiamo identificato un importante fattore in grado di conferire protezione contro SARS-CoV-2 nei bambini che si aggiunge ad altri fattori immunologici che stiamo studiando. La definizione di questi co-fattori sarà molto utile per la creazione di nuove strategie per la prevenzione ed il trattamento del COVID-19.