Pillola autoiniettante con ago retrattile trasporta farmaci nello stomaco
L’avanzamento della medicina è qualcosa di impressionante, un team di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e gli scienziati del Novo Nordisk, azienda farmaceutica danese, hanno creato una speciale “pill”. Parliamo di una pillola autoiniettante, dotata di un ago minuscolo retrattile all’estremità che viene chiamata “applicatore a scala millimetrica auto-orientata a iniezione di liquido” con sigla tecnica L-SOMA. Con questo nuovo dispositivo medico è possibile immettere in corpo liquidi che di norma vengono iniettati, avere quindi gli stessi risultati in termini di tempo-efficacia. La nuova capsula è stata già testata su diversi animali di varie dimensioni con risultati soddisfacenti.
Perché conviene usare la pillola autoiniettante?
I ricercatori della divisione di gastroenterologia, epatologia ed endoscopia del Brigham and Women’s Hospital e del dipartimento di Ingegneria Meccanica del MIT spiegano che si riesce attraverso tale metodo a rendere più agevole la routine di terapia dei pazienti. Infatti può succedere che tramite la pillola autoiniettate si raggiungano livelli di efficienza maggiore, semplicemente dal fatto che è più facile da assumere e il paziente seguirà più efficacemente la terapia. L-SOMA può essere caricata fino a 4 mg alla volta, quando arriva dentro lo stomaco l’ago fuoriesce dalla capsula e inietta il farmaco.
Cenni storici del dispositivo medico
Il dispositivo attuale è un’evoluzione di una pillola denominata SOMA che era utile solo per assumere dei farmaci solidi e non liquidi. Il modello più avanzato, L-SOMA, è testato sui suini con medicine di vario tipo come insulina, epinefrina, adalimumab e un analogo del GLP-1. Successivamente il sangue degli animali viene analizzato e i ricercatori si sono accorti che l’iniezione rilasciava livelli di farmaco equiparabili ad un’iniezione. Nel prossimo futuro si punta a testare questa speciale pillola con ago retrattile per vaccini o farmaci che richiedono dosaggi regolari o terapie episodiche. All’interno è presente una piccolissima molla che spinge fuori l’ago una volta che la capsula ha raggiunto lo stomaco. L’ago è in grado di orientarsi automaticamente, indipendentemente dalla posizione della pillola. Gli scienziati si sono ispirati alla “tartaruga leopardo”, una specie africana che è in grado di raddrizzarsi una volta che è rotolata sul dorso, grazie al guscio ripido a cupola. L’intero processo di sviluppo di questa nuova tecnologia è stato inizialmente computerizzato per verificare la sicurezza.
Utile per pazienti diabetici
L-SOMA potrebbe essere davvero utile per i pazienti affetti da diabete di tipo 1. Persone affette da questa malattia devono introdurre insulina all’interno del proprio organismo per non creare effetti metabolici potenzialmente mortali. Più comunemente si utilizzano le classiche iniezioni tramite siringa, ma questo sistema tramite pillola autoiniettante risulta essere sicuro. Il materiale utilizzato è un polimero biodegradabile per la pillola e acciaio inossidabile per l’ago retrattile. All’interno è presente insulina liofilizzata compressa. La parete interna dello stomaco non ha recettori del dolore quindi l’intero processo dovrebbe essere totalmente indolore.
Speriamo davvero che questo nuovo tipo di capsula possa un giorno aiutare i pazienti diabetici e forse chiunque necessiti di terapie che ora possono essere somministrate solo per iniezione o infusione.
Robert Langer, Professore del MIT e uno dei principali autori dello studio.
Ingegneri e medici in sinergia per lo sviluppo di L-SOMA
Molti istituti scientifici e università riconoscono questa tecnica come innovativa ed estremamente efficace. Infatti potrebbe essere una soluzione prossima a pazienti in cui è difficoltosa l’iniezione. Il MIT e Novo Nordisk continuano a lavorare in sinergia per ottimizzare la tecnologia e il processo manifatturiero. Questo tipo di somministrazione di farmaci potrebbe essere utile per qualsiasi farmaco che normalmente deve essere iniettato. I soggetti diabetici sono i principali candidati all’utilizzo della pillola autoiniettante ma anche coloro che necessitano di terapie immunosoppressori usati per trattare l’artrite reumatoide o le malattie infiammatorie.
La sfida dei ricercatori è quella di progettare qualcosa di estremamente facile da usare. Fondamentale diventa la figura degli ingegneri biomedici che attraverso la scelta dei materiali da utilizzare e il sistema di funzionamento rendono queste tecnologie molto efficaci, sicure e all’utilizzo di tutti.