Negli ultimi giorni, è emersa una nuova sottovariante del SARS-CoV-2 che sta sollevando l’allarme all’interno della comunità scientifica. Questa nuova variante presenta ben 40 mutazioni distintive, suscitando preoccupazioni riguardo alla sua capacità di eludere le difese immunitarie e favorire la comparsa di nuovi casi di infezione. Il nome con cui è stata identificata la nuova variante è BA.2.86, conosciuta anche come Pirola.
La nuova sottovariante Pirola, emersa in risposta all’allarmante comparsa della sottovariante Eris, presenta, come spiegato da Balloux, direttore dell’UCL Genetics Institute e professore di biologia computazionale all’University College di Londra, ben 30 mutazioni, che coinvolgono tutte la proteina spike. Quest’ultima, va ricordato, è responsabile dell’ingresso del virus nelle nostre cellule ed è il bersaglio degli anticorpi. La variante BA.2.86 ha origine dalla variante Omicron, ma a differenza di quest’ultima possiede 34 mutazioni in più rispetto a BA.2 e ben 36 mutazioni aggiuntive rispetto alla variante Kraken.
Secondo le analisi di Balloux, è plausibile che le numerose mutazioni di Pirola siano il risultato di un’eventuale infezione a lungo termine verificatasi oltre un anno fa in un individuo immunocompromesso, con conseguente diffusione all’interno della comunità.
Fino a questo momento, la diffusione di Pirola è stata riscontrata principalmente in Danimarca, dove i primi casi sono stati segnalati il 24 luglio. Altri individui positivi a questa variante provengono da diverse parti del mondo, inclusi Israele, Regno Unito e Stati Uniti. Attraverso l’interesse degli studiosi emerge il desiderio di comprendere la propagazione della variante e la sua distribuzione geografica. Questo aspetto è suscitato dal fatto che, fino a questo momento, non sono emersi collegamenti evidenti tra i casi registrati.
Come evidenziato dai virologi, è attualmente prematuro valutare appieno l’entità della nuova variante e le sue possibili implicazioni. Al momento, non è ancora possibile determinare se questa variante potrebbe causare forme gravi di malattia. È importante notare che Bloom offre rassicurazioni, sottolineando che la situazione attuale potrebbe essere più favorevole rispetto al 2020 e al 2021 nel caso in cui questa variante si diffondesse. Questo perché la maggioranza delle persone ha sviluppato una certa forma di immunità al virus SARS-CoV-2.
Inoltre, nel caso in cui questa diffusione dovesse coinvolgere nazioni intere, si potrebbe considerare l’opzione di aggiornare il vaccino. Tuttavia, come sottolinea Bloom, le attuali dosi di richiamo per il Covid-19 sono progettate sulla base della sequenza dei picchi di quella specifica variante. Infatti, gli imminenti vaccini autunnali sono stati sviluppati in risposta alla variante XBB.1.5 (Kraken), ma nuove informazioni indicano che potrebbero offrire una buona protezione anche contro altre varianti, inclusa EG.5 (Eris).
Attualmente, i virologi sono profondamente impegnati nell’analisi della struttura della nuova variante e nelle sue implicazioni potenziali, inclusa la prospettiva di una possibile crisi globale con un incremento delle infezioni. In parallelo, è di fondamentale importanza investigare se la variante Pirola sia in grado di sfuggire alla neutralizzazione degli anticorpi prodotti in seguito a infezioni recenti. Anche perché bisogna considerare la complessità del sistema immunitario, perciò è troppo presto per saperne qualcosa.
I virologi sono affascinati da questo aspetto, poiché il virus SARS-CoV-2 dimostra una continua capacità di mutazione. È importante notare che è prematuro trarre conclusioni affrettate, in quanto non abbiamo ancora una panoramica completa di questa sottovariante. È possibile che, così come è emersa, possa anche scomparire nel giro di poche settimane, diventando un ricordo lontano, quindi è fondamentale evitare allarmismi infondati.