L’alopecia indotta dalla chemioterapia costituisce una delle conseguenze più temute dai pazienti oncologici, in particolar modo dalle donne. La caduta di capelli, infatti, non solo incide in maniera significativa sull’aspetto fisico, ma costituisce un marchio evidente della malattia. Qualche anno fa abbiamo parlato di un particolare casco refrigerante in grado di raffreddare il cuoio capelluto durante il trattamento, prevenendo la caduta di capelli. Ora, grazie all’associazione Pandora Onlus, l’Unità Operativa di Oncologica Medica del Policlinico di Bari ha ricevuto in donazione un innovativo casco refrigerante: lo Scalp Cooling System ORBIS II.
Grazie all’acquisto del dispositivo, ogni giorno due pazienti oncologiche potranno godere del trattamento preventivo e potranno affrontare con maggior serenità il proprio percorso terapeutico. L’iniziativa è denominata “Un capello per AMICO!”.
I farmaci chemioterapici agiscono distruggendo le cellule del nostro organismo che si riproducono rapidamente, che siano queste tumorali o sane. Tra queste ultime troviamo quelle dei follicoli piliferi, che producono peli e capelli. Benché la perdita dei capelli dovuta alla chemioterapia sia temporanea, l’impatto emotivo causato da questa condizione è talvolta talmente negativo da indurre le pazienti a rinunciare al trattamento. La comunicazione della diagnosi di cancro associata alla necessità di intraprendere un complesso percorso terapeutico rappresenta un momento molto delicato nella vita di ogni paziente oncologico. Dal momento che un atteggiamento positivo nei pazienti oncologici è ampiamente riconosciuto come un beneficio nella lotta contro il cancro, è evidente come un dispositivo in grado di prevenire o ridurre la caduta dei capelli possa essere di grande aiuto durante la terapia.
Sapere di poter contare su uno strumento capace di ridurre il rischio di sviluppare la menomazione impattante della perdita dei capelli in corso di chemioterapia è certamente un supporto psicologico utile, in grado di alleggerire notevolmente le ansie collegate alla necessità di dover iniziare le cure.
Spiega il professor Silvestris, direttore del dipartimento di Oncologica Medica del Policlinico di Bari.
Sino a pochi anni fa non era possibile prevenire l’alopecia indotta da chemioterapia. L’unica soluzione a questo effetto collaterale era ricorrere all’uso di parrucche, cappelli, foulard o bandane, unicamente per limitarne l’effetto visivo. L’avvento del casco refrigerante ha portato ad un’efficace soluzione alternativa. Si tratta di un casco morbido che, poggiato sullo scalpo, induce una vasocostrizione cutanea riducendo così il flusso di sangue ai follicoli piliferi durante il picco delle concentrazioni plasmatiche del farmaco e può ridurre l’assorbimento cellulare di questi agenti. Ne risulta anche una ridotta attività biochimica, che rende i follicoli dei capelli meno sensibili al danno della chemioterapia.
Studi clinici hanno dimostrato che i risultati sono soddisfacenti: si riscontra difatti una preservazione funzionale del bulbo pilifero ed una riduzione dell’alopecia fino al 60 per cento nelle donne trattate con il casco.