Medicina

Polmone universale: un passo avanti per sconfiggere la carenza d’organi

L’italia è tra i primi paesi in Europa per numero di donazioni e trapianti. Nonostante il brusco stop dovuto alla pandemia di COVID-19,che ha colpito il nostro paese, ad oggi, il numero di donatori si aggira attorno ai 23 per milione di abitanti e gli organi disponibili coprono circa un terzo delle richieste. Ogni paziente, che si iscrive alla lista della rete nazionale trapianti, deve quindi affrontare nella maggior parte dei casi una lunga attesa e alle volte i problemi di incompatibilità d’organo, che aumenta notevolmente nel caso in cui il ricevente del trapianto sia un paziente con gruppo sanguigno 0.
I pazienti, con gruppo sanguigno 0 presentano, infatti, una probabilità del 20% superiore di morire prima di poter ricevere l’organo. Il motivo di ciò è che le persone con gruppo 0, che in Italia rappresentano il 40% della popolazione, possono ricevere organi solo da donatori con stesso gruppo sanguigno. L’impossibilità di ricevere organi da altri donatori, con gruppo sanguigno diverso, deriva dal fatto che nel sistema AB0 l’appartenenza a un gruppo sanguigno, piuttosto che ad un altro, comporta la presenza di determinati oligosaccaridi espressi sulla superficie degli eritrociti, globuli rossi, e delle cellule epiteliali ed endoteliali. 

Questo quindi permette di suddividere la popolazione mondiali in 4 diversi gruppi a seconda del loro gruppo sanguigno:

  • A
  • B
  • AB
  • 0

Verso il polmone universale

I ricercatori canadesi della British Columbia University, hanno, quindi, ideato un metodo per ottenere polmoni “universali” usando una coppia di enzimi che eliminano gli antigeni A e B dalla superficie di eritrociti e cellule convertendo il gruppo sanguigno in 0, il cosiddetto donatore universale. Secondo i ricercatori, questo metodo potrebbe permettere di aumentare la qualità degli organi, riducendo i tempi di attesa per i trapianti.
Il team di ricerca per ottenere il sistema per il polmone universale utilizza la tecnica ELVP (ex-vivo lung perfusion). La tecnica EVLP, fornisce ai polmoni ossigeno e nutrienti per la sopravvivenza al di fuori del corpo umano, tuttavia può essere utilizzata anche per trasportare soluzioni o farmaci e, per rimuovere mediatori chimici dannosi dal tessuto polmonare. In questo caso specifico i ricercatori si sono serviti della EVLP per veicolare due enzimi nel polmone con lo scopo di eliminare qualsiasi tipo di antigene presente rendendo l’organo “universale”. Ad un’ora dalla riperfusione, l’antigene è stato rimosso  dalla maggior parte delle cellule presentando il tipico aspetto cellulare di un organo con gruppo sanguigno di tipo 0.
Per testare l’efficacia della tecnica il team ha poi simulato, sempre attraverso EVLP, un trapianto perfondendo i polmoni con plasma ottenuto da paziente con gruppo sanguigno 0, con anticorpi anti-A. Il contatto del polmone con il plasma non provoca alcuna reazione di rigetto, inoltre non determina alcun tipo di danno nei  polmoni che erano stati trattati con enzimi.

Fonte: optechcs.com

Limiti e speranze per il futuro

Un importante limite della tecnica però è che, ad oggi, i ricercatori non sono ancora a conoscenza della durata della modifica. L’organismo potrebbe infatti rigenerare gli antigeni rimossi con gli enzimi. Attualmente dai dati ottenuti il processo non reverte nelle ore immediatamente successive al trattamento, tuttavia mancano i dati per confermare una sicurezza ed efficacia della tecnica anche dopo.
I prossimi passi per testare la tecnica saranno quindi test che permetteranno di testare il sistema su modello animale compatibile e testare l’effettiva durata  della modifica enzimatica. La speranza è, quindi, quella di traslare questo approccio nella clinica dove gli individui di tipo A e 0 rappresentano circa l’85% dei casi.

I polmoni universali aumenterebbero quindi notevolmente il numero di potenziali riceventi.

Published by
Alessia Taurino