Secondo un recente report realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, in Europa si verificano oltre 500.000 decessi a causa dell’inquinamento atmosferico: in Italia si contano 1500 decessi per milione di abitanti, dei quali 1.116 solo per il particolato PM 2,5. L’inquinamento dovuto alle polveri sottili è ormai riconosciuto come una delle ragioni di aria inquinata e una delle principali cause di rischio per la salute della popolazione. Ancora oggi purtroppo non esiste una forte consapevolezza di tale problematica.
Le polveri sottili (PM=Particulate Matter) presenti nell’aria sono materiali e particelle dalle dimensioni micrometriche sospese in aria. Le piccole dimensioni di tali polveri possono variare: la denominazione PM10 indica particelle con diametro massimo di 10 micron, mentre le PM2.5 indicano le polveri con diametro inferiore a 2,5 micrometri. Le polveri sottili sono solitamente costituite da monossido di carbonio e biossido di azoto.
Le polveri sottili sono generalmente causate da attività antropiche. Tra queste vi sono gli impianti di riscaldamento, i processi industriali, il trasporto su ruote, gli allevamenti intensivi: è possibile affermare che ogni attività che comporta la combustione produce del particolato che va a disperdersi nell’aria.
La pericolosità delle polveri sottili è dovuta alla dimensione di tali particelle: le dimensioni micrometriche permettono a questi corpuscoli di penetrare le difese naturali del nostro corpo, raggiungendo i polmoni e di conseguenza la circolazione. Dimensioni inferiori al micrometro permettono alle polveri di arrivare ai bronchioli all’interno del polmone. Nei bronchioli, che si diramano dall’alveolo polmonare, avviene lo scambio gassoso con il sangue.
Nel breve tempo le polveri sottili possono portare irritazione a occhi, naso, gola e problemi di respirazione. Nel lungo periodo le polveri sottili possono causare malattie cardiache e respiratorie. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha inserito le polveri sottili tra gli agenti cancerogeni per l’uomo.
Una ricerca condotta nel 2020 ha ipotizzato che le polveri sottili possano influire con l’attività mioelettrica del cuore, portando in alcuni casi all’arresto cardiaco. Le sostanze inquinanti infatti possono provocare un’infiammazione nel circolo sanguigno che facilita ischemie e trombi e lo stress chimico agisce nel sistema nervoso autonomo andando ad alterare il corretto ritmo del cuore.
Durante il congresso “Heart Failure 2022” è emerso un studio italiano che ha osservato un incremento di malattie vascolari in concomitanza ai giorni con livelli di inquinamento molto alti. I ricercatori avevano infatti notato come nei giorni con aria più inquinata vi fossero un numero maggiore di visite in pronto soccorso legate alle aritmie che colpivano i pazienti con defibrillatore impiantabile.
La ricerca è stata condotta a Piacenza su 146 pazienti che in passato avevano ricevuto l’impianto di un defibrillatore che sono in grado di identificare le aritmie. La ricerca ha dimostrato che un innalzamento di 1µg/m3 nei livelli di PM2,5 comportava un aumento dell’1,5% del rischio di aritmie tra i pazienti coinvolti nello studio. Con innalzamenti simili costanti durante un’intera settimana, il rischio di aritmie aumentava del 2,4%.
Il team di ricerca di Piacenza, responsabile dello studio sopracitato, suggerisce che, in concomitanza ad alti livelli di polveri PM2.5 e PM10 sia meglio indossare una mascherina N95. La pandemia causata dal Covid ci ha abituato all’utilizzo della mascherina durante le attività quotidiane e non solo all’interno degli ospedali. In queste circostanze, la mascherina torna ad essere un utile strumento in quanto in grado di filtrare quel particolato molto piccolo che le barriere del nostro corpo non riescono a contrastare.
Recentemente tale problema sta acquistando il giusto spazio che necessita, ma negli anni passati la sensibilità nei confronti del problema “delle polveri sottili” era molto inferiore. D’altronde, potremmo definire le polveri sottili come “un nemico invisibile” che è difficile da contrastare e ancor più difficile da identificare come “pericoloso”. Fortunatamente in questi ultimi anni stanno nascendo realtà in grado di affrontare il problema in modo reale. Il piano dell’Unione europea si è posto l’obiettivo di ridurre del 55% il numero di morti premature dovute dall’inquinamento entro il 2030.
Nel frattempo anche in Italia sta crescendo la consapevolezza relativamente a tale problematica e Wisear ne è la dimsotrazione. Wisear è una start up che ha progettato il vaso Arianna che con la sua tecnologia avanzata riesce a raccogliere e quantificare i dati sull’aria che respiriamo ogni giorno, dando forma a questo problema troppo spesso considerato invisibile e fornendo utili dati per affrontarlo.