Un nuovo dispositivo diagnostico di imaging 3D, sviluppato da un team della John Curtin School of Medical Research dell’Australian National University, potrebbe ridurre il tasso di infarti, ictus e altre condizioni aiutando a identificare i soggetti a rischio dai coaguli di sangue. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Advanced Biosystems“.
I coaguli di sangue possono causare varie patologie e complicazioni; lo sanno bene i ricercatori della John Curtin School of Medical Research, dell’Australian National Universityr, che hanno messo a punto un dispositivo bio-ottico capace di rilevare un coagulo imminente e pericoloso, prima che possa verificarsi il peggio.
Dopo aver preso in esame un piccolo campione di sangue del paziente, la macchina può mappare le piastrine presenti nel sangue con una ricostruzione che racconta come si comportano quando sono danneggiate, creando un ologramma digitale della reazione microscopica; per fare ciò il dispositivo misura il ritardo nella quantità di tempo che impiega il passaggio della luce attraverso il coagulo, noto anche come trombo.
“Saremo in grado di costruire un modello predittivo per poter esaminare le caratteristiche del sangue di una persona e come si comportano le piastrine osservandole in questo dispositivo che ci fornirà informazioni su ciò che sta realmente accadendo nel paziente in quel momento” – ha dichiarato Elizabeth Gardiner, una delle ricercatrici a capo del progetto. “Possiamo anche sviluppare un’immagine della formazione del coagulo. In futuro la diagnostica 3D giocherà un ruolo primario nella prevenzione del paziente” – ha aggiunto.
Gardiner inoltre spiega come prima della realizzazione del dispositivo bio-ottico, al quale non è stato dato ancora un nome ufficiale, fosse possibile svolgere una valutazione di questo tipo circa la condizione del paziente ma non in tempo reale e solo con l’ausilio di una serie di test intensivi. Contrariamente a quanto fatto in passato, la nuova tecnica permetterà invece di fornire in pochi minuti un’analisi piuttosto precisa. Con una diagnostica precisa preventiva ne potrebbe conseguire una riduzione dell’uso di farmaci.
Purtroppo, al momento, la macchina è ancora troppo grande per poter essere regolarmente utilizzata negli ospedali e negli uffici dei medici ma la squadra della professoressa Gardiner rassicura di essere in grado di sviluppare una versione portatile nel giro di due o tre anni.
Per approfondire:
[1] “Quantifying Embolism: Label‐Free Volumetric Mapping of Thrombus Structure and Kinesis in a Microfluidic System with Optical Holography“ by Xuefei He, Samantha J. Montague, Xu Tao, Elizabeth E. Gardiner, Woei Ming Lee – Full paper pubblicato sulla rivista “Advanced Biosystems“. (nb: la data 31 luglio 2018 fa riferimento alla ricezione del paper da parte degli editori; la pubblicazione è avvenuta nel mese di agosto 2018).
[2] “Diagnostic device can help prevent strokes and heart attacks“ – comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale dell’Australian National University.