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Per la prima volta la cornea è stata riparata con cellule staminali

Per la prima volta la cornea è stata riparata con cellule staminali

Per la prima volta la cornea è stata riparata con cellule staminali Credits: MedicalNewsToday

Per la prima volta una donna, in Giappone, ha ricevuto un trattamento basato su cellule staminali “riprogrammate” per riparare la cornea danneggiata. L’intervento, come descritto sulla rivista Nature, è avvenuto ad opera del team guidato dall’oculista Kohji Nishida dell’Osaka University.

La donna, di circa quarant’anni, è affetta da una malattia che porta alla perdita delle cellule staminali che naturalmente andrebbero a rigenerare la cornea. Questa condizione provoca progressivo sfocamento della visione e può portare a cecità. Dopo l’operazione, ha constatato un netto miglioramento della vista.

Un’alternativa al trapianto

Dettaglio della parte anteriore dell’occhio
Credit: Ralph C. Eagle Jnr/Science Photo Library

La cornea è una membrana che ricopre la parte anteriore dell’occhio ed è il primo strato che viene attraversato dalla luce. Dal momento che deve garantire il passaggio dei raggi luminosi ed, in parte, la loro focalizzazione sulla retina, è priva di vasi sanguigni. Quando è seriamente danneggiata è necessario ricorrere al trapianto, con le relative interminabili liste di attesa.

Molte soluzione sono attualmente in fase di sviluppo e test, tra queste spicca la ricerca portata avanti dai ricercatori dell’Università di Newcastle. Il loro obiettivo è quello di realizzare cornee da poter trapiantare grazie alla stampa 3D. Dopo aver realizzato il primo prototipo hanno continuato a sviluppare la tecnica fino ad arrivare ad addirittura quella che loro stessi chiamano “stampa 4D”.

Quello che è stato fatto in questo caso è la realizzazione di strati di cellule corneali a partire da cellule staminali pluripotenti indotte. Quest’ultime vengono ottenute “riprogrammando” cellule differenziate, solitamente cellule somatiche adulte, così che, una volta convertite allo stato staminale, possano differenziarsi nuovamente.

Gli strati sono poi stati trapiantati con successo sulla paziente, tanto che sono stati approvati altri 4 interventi. Nishida spera inoltre che entro 5 anni questa possa diventare una procedura clinica a tutti gli effetti.