Per quanto il trapianto rappresenti spesso la migliore soluzione per ristabilire la corretta funzionalità di un organo irrimediabilmente danneggiato, il principale problema rimane quello della disponibilità degli organi da trapiantare. C’è una discrepanza tra pazienti e donatori, addirittura in aumento nel corso degli ultimi anni, e questo fa sì che le liste di attesa si facciano sempre più lunghe. Per quanto riguarda il cuore, nonostante il progresso nel campo degli organi artificiali, ancora manca una soluzione alternativa al trapianto.
Parlando di cuore artificiale, negli Stati Uniti solo il SynCardia ha ricevuto l’autorizzazione FDA per uso umano, ma si presenta come dispositivo temporaneo in attesa del trapianto, un cosiddetto “bridge to trasplant“.
I ricercatori della Oregon Health & Science University (OHSU) stanno sviluppando, invece, quello che potrebbe essere il primo cuore artificiale permanente, applicabile per la maggior parte dei pazienti adulti e per i bambini di almeno 10 anni.
Il punto forte di questo dispositivo è la semplicità del design. “Considerando che il cuore umano batte 14 milioni di volte all’anno, è fondamentale che un cuore artificiale sia duraturo e robusto. Il design semplice ed efficiente del nostro dispositivo rende il rischio di fallimento molto basso.“, afferma Sanjiv Kaul, direttore dell’OHSU Knight Cardiovascular Institute. Questo andrebbe infatti a sostituire entrambi i ventricoli con un unico tubo in titanio al cui interno un’asta in lega di titanio oscilla avanti e indietro, muovendo il sangue verso i polmoni per rifornirlo di ossigeno e poi inviandolo al resto del corpo. L’asta, oltre ad essere l’unica parte in movimento, dal momento che non sono presenti valvole, viene tenuta in sospensione da cuscinetti idrodinamici, così che non venga a contatto con il tubo esterno durante l’oscillazione. Tutto ciò riduce il rischio di emolisi, calcificazioni ed eventuali turbolenze nel flusso sanguigno. Un altro aspetto fondamentale è il fatto che venga garantito un flusso pulsatile, soluzione sicuramente più fisiologica rispetto ai dispositivi a flusso continuo.
L’alimentazione è affidata ad un controller abbinato ad una batteria esterna ricaricabile che gli utenti possono portare con sé, attaccato ad una cintura o in uno zaino. Con una successiva ottimizzazione i ricercatori prevedono di poter impiantare la batteria sotto la pelle per poi ricaricarla dall’esterno.
Dopo aver già testato i precedenti prototipi sugli animali, il prossimo passo è quello di realizzare un modello più piccolo per uno studio preliminare sulle pecore, seguito da test dalla durata di 3 mesi. Se questi dovessero avere esito positivo, seguirà la richiesta per i trials clinici sull’essere umano.