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Disturbo ossessivo compulsivo: quando un tentato suicidio lo ha curato

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Nel 1988, il New York Times, rese noto che un giovane ragazzo di 19 anni, George, nel tentativo di suicidarsi, danneggiò la parte del cervello responsabile del suol disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). Allora la ricerca avrebbe dovuto fare ancora molte scoperte, ma, ad oggi, molti studi rivelano che i disturbi ossessivo-compulsivi dipendono dall’infiammazione di una determinata area cerebrale. I soggetti affetti da questo genere di disturbo, presentano un’infiammazione pari al 32% in più nel cervello, rispetto agli individui sani. Il disturbo ossessivo-compulsivo si può manifestare in una gran varietà di forme, ma è principalmente caratterizzato dall’anancasmo, cioè da pensieri ossessivi associati a compulsioni, come particolari azioni o rituali da eseguire, che tentano di neutralizzare l’ossessione.

[bquote by=” Luke Norman” other=”, Ph.D dell’università del Michigan”]Nel Disturbo Ossessivo-Copulsivo (DOC) il cervello risponde troppo agli errori, e troppo poco per inibirli[/bquote]

La storia di George

Il giovane ragazzo, George, era in terapia da oltre un anno, prima di giungere al tentativo di suicidarsi. George, a causa del suo disturbo, fu costretto a lasciare lavoro e scuola. Il giovane era terrorizzato dai germi e, infatti, arrivava a lavarsi le mani anche centinaia di volte al giorno, oltre a farsi la doccia più volte nell’arco di 24 ore. Un giorno confessò alla madre di ritenere miserabile la sua vita, tanto da voler morire. La madre gli rispose semplicemente, che se il suo pensiero fosse questo avrebbe dovuto suicidarsi. George, non perse un secondo. Prese la sua pistola calibro 22, se la puntò in bocca e premette il grilletto. Il proiettile si conficcò nel lobo anteriore sinistro del cervello. Il ragazzo venne trasportato immediatamente in ospedale. Una volta lì, i chirurghi riuscirono a rimuovere la pallottola, ma alcuni frammenti rimasero nel cervello. Nonostante ciò, dopo 3 settimane dall’intervento, il ragazzo non presentava più le compulsioni che aveva in precedenza. Non solo! Il suo QI rimase inalterato. Ciò potrebbe lasciare più di qualcuno esterrefatto. Soprattutto se pensiamo ai rischi legati a una qualunque operazione cerebrale: infezione, emorragia, coaguli, dilatazione cerebrale, epilessia, polmonite, infarto. Il ragazzo invece ottenne solo benefici dal tentato suicidio. In seguito alla guarigione, infatti, proseguì gli studi brillantemente e si iscrisse al college.

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Conclusioni dei medici

Uno psichiatra di Harvard, il Dr Jenike, venuto a conoscenza della vicenda e sapendo che il ragazzo era in cura per il suo disturbo, concluse che nei casi più gravi non è sufficiente la sola terapia. E’ necessario intervenire con i medicinali. Altri medici, hanno ritenuto opportuno intervenire sui propri pazienti in maniera chirurgica. Rimuovendo, quindi, la parte del cervello che, secondo loro, era la causa di questo genere di disturbi. Durante quell’anno, negli Stati Uniti, le operazioni al cervello per correggere il disturbo ossessivo-compulsivo furono effettuate solamente tra le 10 e le 30 volte. C’è da sottolineare, nuovamente, che in oltre 30 anni, la psicologia ha fatto dei passi da gigante e numerose sono state le scoperte avvenute in questo lasso di tempo.

Oggi, è ormai scientificamente comprovata l’efficacia della terapia cognitivo comportamentale nel trattamento del DOC. Tale terapia può essere scelta come trattamento singolo o associata con il trattamento farmacologico.