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Protesi d’arto inferiore: l’ultima trasformazione della plastica riciclata

Protesi d'arto inferiore: l'ultima trasformazione della plastica riciclata

Protesi d'arto inferiore: l'ultima trasformazione della plastica riciclata Credits: De Montfort University Leicester

Ora più che mai sappiamo quanto sia importante, nonché fondamentale, raccogliere e riciclare la plastica. Il Dr Karthikeyan Kandan della De Montfort University Leicester (DMU) è riuscito con successo ad affacciare questa pratica all’ambito sanitario realizzando la prima protesi d’arto inferiore ottenuta da bottiglie di plastica riciclate. Naturalmente non parliamo di una protesi intera, che con la sola plastica non potrebbe sostenere il peso corporeo, ma della cuffia nella quale si inserisce l’arto amputato.

Se da un lato ciò contribuisce a ridurre l’inquinamento causato dalla plastica, dall’altro possiede un forte impatto economico. Secondo quanto riportato dal comunicato della stessa DMU, l’attuale costo medio per la produzione di una cuffia protesica si aggira intorno alle 5000 sterline, contro le 10 spese per quella riciclata.

Per maggiori informazioni sulla realizzazione di protesi d’arto inferiore: Sistema tradizionale e modulare: realizzazione delle protesi inferiori

“L’upcycling della plastica e l’offerta di protesi a prezzi accessibili sono due grandi questioni globali che dobbiamo affrontare. Volevamo sviluppare un arto protesico che fosse economico, ma allo stesso tempo confortevole e durevole per i pazienti amputati.” Afferma Kandan.

Dalle bottiglie di plastica ad una cuffia protesica

La tecnica di produzione utilizzata consiste nel macinare le bottiglie di plastica ed ottenere dei filati in poliestere a partire dal materiale granulato. Questi poi vengono riscaldati e modellati fino a formare una struttura solida e leggera che andrà ad ospitare l’arto amputato.

 

Protesi plastica riciclata
Due ragazzi in India, uno con un’amputazione sotto al ginocchio ed uno sopra, sono stati i primi a provare la protesi in plastica riciclata
Credits: De Montfort University Leicester

I due ragazzi indiani che hanno provato la protesi sono stati davvero impressionati da essa, sia in termini di comodità che di mobilità. Ora il prossimo passo è uno studio su più larga scala.

“Ci sono così tante persone nei paesi in via di sviluppo che trarrebbero beneficio da arti artificiali di qualità, ma purtroppo non possono permetterseli”, afferma il dottor Kandan. “Lo scopo di questo progetto era quello di identificare materiali più economici che potessimo usare per aiutare queste persone, ed è quello che abbiamo fatto.”