Gli ingegneri biomedici sono sempre a lavoro per migliorare la resistenza, biocompatibilità e leggerezza delle protesi d’arto, in particolare quelle che riguardano la gamba, per favorire una riduzione del rischio di infezioni e aumentare la vita media dell’impianto.
Ed ecco che i ricercatori statunitensi dell’Università dello Utah hanno dato l’avvio al progetto “Utah Bionic Leg” per la realizzazione di una gamba bionica computerizzata e ultraleggera.
Un aspetto molto critico per una protesi alle gambe è il peso, infatti se fossero troppo pesanti diverrebbe complicato muoversi, senza contare che soggetti più anziani o semplicemente più deboli non potrebbero beneficiarne.
Dunque, per garantire la leggerezza, la gamba bionica è realizzata in alluminio e titanio per un peso totale di 6 kg, quasi la metà di altre protesi sul mercato.
Inoltre, i ricercatori la definiscono “intelligente” perché, grazie alla sinergia tra sensori di forza come accelerometri e giroscopi che determinano la posizione della gamba nello spazio e a l’intelligenza artificiale, il sistema rileva l’ambiente su cui il soggetto si trova così da adeguare i movimenti ritmici dell’utente al terreno, la lunghezza del passo e la velocità di camminata.
Così facendo, la gamba bionica svolge un ruolo importantissimo nell’aiutare il soggetto nel compiere azioni più faticose come salire le scale, alzarsi o aggirare ostacoli, senza contare che permette di camminare più a lungo con minore stress che grava sul moncone.
Se cammini più veloce, camminerà più veloce per te e ti darà più energia. Oppure si adatta automaticamente all’altezza del gradino
afferma Lenzi, professore assistente di ingegneria meccanica dell’Università dello Utah, a capo del progetto.
È questo ciò che ha provato il 60enne camionista in pensione, Kerry Finn, che ha perso la gamba sinistra in seguito a una malattia vascolare causata dal diabete di tipo 2.
Il 60enne, che usa da anni protesi tradizionali, è entrato l’anno scorso nella sperimentazione della nuova gamba bionica e ammette che:
Mi ha fatto sentire come se potessi fare cose che prima non potevo fare: ogni volta che facevo un passo, era una sensazione fantastica
Ad oggi la sperimentazione va avanti, il team è alla ricerca di come la protesi possa essere progettata per meglio anticipare i movimenti di un utente monitorando l’attività muscolare nell’arto residuo della persona.
La capacità di camminare è essenziale per la vita per perseguire qualunque cosa tu voglia fare: quando alzarsi è un dolore o camminare significa avere paura di cadere, non si va avanti con la propria vita e si rimane bloccati a casa
conclude Lenzi.