Un intervento straordinario, che ha salvato un uomo di 44 anni dalla paralisi completa, grazie all’utilizzo di una particolare protesi vertebrale stampata in 3D, quello eseguito al Rizzoli-Sicilia, dal direttore della Clinica Ortopedica 1 del Rizzoli Cesare Faldini, insieme all’equipe del dipartimento di Bagheria, diretto da Giovanni Pignatti.
Il paziente coinvolto, affetto da tetraparesi, ossia paralisi di tutti e quattro gli arti, rischiava la paralisi completa a causa di una grave compressione del midollo cervicale, per evitare la quale, si è dovuto intervenire rapidamente. Dopo cinque ore di duro lavoro in sala operatoria il lieto fine: il paziente si è risvegliato, manifestando immediatamente la capacità di muovere braccia e gambe.
Un ulteriore successo per il Dipartimento Rizzoli-Sicilia, nato nel 2011 grazie a un accordo tra la Regione Siciliana e la Regione Emilia-Romagna, che esegue in media 1.500 interventi chirurgici all’anno e oltre 15mila visite ambulatoriali. “La qualità della vita delle persone è uno degli obiettivi primari delle cure, e notizie come queste ci rendono orgogliosi del nostro sistema sanitario, in questo caso del Rizzoli”, commenta l’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna Raffaele Donini.
Dopo i controlli radiografici e il posizionamento dei controlli elettrofisiologici per il monitoraggio della funzione del midollo durante l’intervento, attraverso un accesso anteriore il chirurgo ha raggiunto la zona della compressione del midollo spinale e ha rimosso un disco vertebrale. Tuttavia il midollo, ancora compresso, ha richiesto la rimozione anche di parte di un corpo vertebrale e della quasi totalità della vertebra superiore. La ricostruzione è stata fatta con l’utilizzo di una protesi vertebrale in titanio poroso stampato in 3D e con una placca.
Il titanio è uno dei materiali più comunemente utilizzati in medicina e chirurgia, in particolare nel campo delle protesi ortopediche, per le sue proprietà meccaniche e per le sue caratteristiche di materiale biocompatibile, in particolare per la sua capacità di promuovere la ricrescita ossea. Per favorire l’osteointegrazione si ricorre spesso a superfici porose, che appunto promuovono il legame tra tessuto osseo e protesi.
Negli ultimi decenni, lo sviluppo delle tecniche e dei materiali ha permesso profondi passi avanti in diversi campi della tecnologia; la medicina, e in particolare l’ortopedia, è tra i settori che ne hanno maggiormente giovato. Sebbene la tecnologia di stampa 3D sia disponibile da diversi decenni, le elevate spese di gestione e i risultati insufficienti ne avevano ridotto l’applicazione solo in campo industriale e meccanico; negli ultimi anni, grazie anche alla riduzione dei prezzi, si è verificata una netta diffusione della stampa 3D anche in campo medico e in particolar modo ortopedico.
La stampa tridimensionale permette il passaggio da un modello tridimensionale computerizzato a un manufatto reale, “stampato” da apposite stampanti 3D. Tale processo si basa sulla sovrapposizione progressiva di strati di spessore e materiali variabili, quali polimeri plastici o metalli, secondo uno schema preciso e computerizzato, che viene detto “additivo” per contrapposizione alle tecniche di produzione tradizionali che prevedono la sottrazione di materiale in eccesso da un volume di partenza per la produzione del manufatto definitivo. La tecnologia di stampa 3D è da considerarsi oggi una valida arma nelle mani dell’ortopedico per la risoluzione di casi difficili. I limiti più importanti sono oggi costituiti dal rischio di infezione e dall’osteo-integrazione. Altri sviluppi e indicazioni probabilmente si avranno parallelamente all’ulteriore sviluppo tecnologico.