Protocollo per dimezzare radiazioni durante la TAC: premiate due italiane
Durante il XIX Congresso dell’Associazione nazionale degli ingegneri clinici (AIIC), evento che quest’anno si è tenuto a Catanzaro, sono state due giovani ingegnere cliniche campane, Federica Caracò e Michela D’Antò, ad aggiudicarsi il Primo premio assoluto dell’Health technology challenge. Giunto alla seconda edizione, il premio nasce per dare spazio ad idee ed innovazioni in ambito sanitario.
“Valutazione di un protocollo per la verifica delle funzionalità di un sistema di riduzione della dose installato su tomografi assiali computerizzati”: questo è il titolo del progetto che ha ottenuto il massimo punteggio della giuria tecnica e popolare, superando la concorrenza di ben 162 progetti presentati.
Di cosa si tratta?
La TAC (Tomografia assiale computerizzata) è una tecnica di imaging basata sui raggi x che permette di acquisire immagini in sezione, dalle quali è possibile effettuare ricostruzioni 3D dell’area corporea scansionata. Dal momento che sono necessarie acquisizioni da varie angolazioni, la quantità di radiazioni ionizzanti (dannose per l’uomo) in gioco è superiore a quella di una classica radiografia. In Italia, secondo quanto riportato dall’Ansa, che circa il 44% degli esami radiologici effettuati ogni anno sia prescritto in maniera inadeguata e non strettamente necessaria.
Il protocollo sviluppato serve per testare l’algoritmo di ricostruzione iterativa ASIR (Adaptive Statistical Iterative Reconstruction), proposto da GE (General Electric). Grazie a quest’ultimo sarebbe possibile ottenere una riduzione della dose di radiazioni tra il 40 e il 60%, pur mantenendo pressoché invariata la qualità dell’immagine. Questa innovazione tecnologia è applicabile ai macchinari già esistenti e tale aggiornamento è stato testato su due scanner TC, acquisendo 3 scansioni da 34 immagini utilizzando un fantoccio ad acqua.
“Tali risultati dimostrano l’importanza dell’aggiornamento delle tecnologie esistenti per migliorare le prestazioni degli strumenti radiologici nell’ottica di assicurare al paziente prestazioni più accurate e minimizzando i rischi possibili derivanti dall’esposizione a radiazioni ionizzanti”
Affermano le vincitrici nell’abstact del loro progetto.