Ravenna: niente più colonscopia, arriva la videocapsula che filma l’intestino
Fino a qualche anno fa le tecniche maggiormente usate in campo medico per indagare i disturbi legati all’intestino e scoprire eventuali lesioni o occlusioni, erano la gastroscopia e la colonscopia, metodi sicuramente efficaci, ma piuttosto invasivi per i pazienti.
Da un po’ di anni, a questi esami diagnostici, si è affiancata anche l’enteroscopia con videocapsula, una soluzione quasi da fantascienza, che sfrutta le nanotecnologie e offre la possibilità di perlustrare anche il piccolo intestino.
In Italia, l’azienda ospedaliera di Ravenna si è guadagnata il merito di centro di riferimento per questo tipo di esame all’avanguardia. D’altra parte non stupisce che il reparto di gastroenterologia ravennate vanti l’utilizzo di tecniche così innovative, difatti, da sempre costituisce uno dei punti di forza dell’azienda ospedaliera della città, grazie anche alla collaborazione,unica in Italia, in un ambulatorio congiunto, con il SERT (Servizi per le Tossicodipendenze) per curare i pazienti con cirrosi epatiche e accompagnarli in caso necessario al trapianto.
Come si svolge l’esame con Videocapsula
Si tratta di una capsula monouso, ingeribile, dotata di una o due telecamere che acquisiscono immagini dell’intestino mentre lo percorrono sfruttando la sua naturale peristalsi. Lanciata in Italia nel 2001 in un solo modello, la capsula ha avuto negli anni una notevole evoluzione tecnologica, che la rende oggi disponibile in quattro modelli, ciascuno ottimizzato per un preciso segmento o patologia gastrointestinale (intestino tenue, intestino crasso, tratto gastrointestinale superiore, malattia di Crohn) in base al tipo d’indagine richiesta.
La capsula endoscopica è stata una conquista della medicina che oggi permette di indagare il piccolo intestino, un tratto lungo 6 metri, che prima era sondabile solo tramite operazioni chirurgiche o radiologia. In particolare, il suo utilizzo è indicato in caso di sanguinamento dell’apparato digerente oscuro, non rilevabile con colonscopia e gastroscopia, quando si sospetta la presenza di polipi, in casi di celiachia resistente ai trattamenti, di malattia di Crohn difficile da diagnosticare, di malattie genetiche che possono sfociare in tumore all’intestino come la Sindrome di Peutz-Jeghers.
Per l’esecuzione dell’esame sono previste delle semplici norme di preparazione: in primo luogo il digiuno nelle dodici ore che precedono l’esame e una preparazione intestinale con lassativi.
Dopo l’ingestione della capsula, invece, il paziente può svolgere tutte le abituali attività di vita quotidiana, rispettando solo alcune semplice indicazioni, quali l’ingestione di liquidi (acqua non prima di due ore) e una leggera colazione dopo altre 4 ore.
Fino a pochi anni fa, in assenza di una normativa nazionale uniforme sulla rimborsabilità della videocapsula, in alcune regioni essa era tariffata come procedura ambulatoriale, in altre, invece, richiedeva un ricovero ospedaliero. Nel 2017, tuttavia, la metodica è stata inserita nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), permettendo così una teorica tariffazione omogenea su tutto il territorio nazionale.