Senza categoria

Retinite pigmentosa: un nuovo trattamento per ridurre la perdita della vista

I primi sintomi di insorgenza della retinite pigmentosa consistono in una minore capacità di vedere in ambienti in penombra e nel restringimento del campo visivo con conseguente ‘visione a tunnel’. Non tutte le forme di RP però hanno inizio simile, alcune infatti hanno inizialmente una perdita di visione della porzione centrale del campo visivo. In ogni caso la patologia si manifesta nei primi 20 anni di vita del paziente e in alcune forme viene anche associata a sordità e in tal caso prende il nome di Sindrome di Usher


Nella RP ad essere colpiti sono i fotorecettori (cellule che rilevano la luce) della retina che consentono di vedere di notte o al buio o alla luce soffusa (detti bastoncelli) i quali si degenerano gradualmente. I soggetti possono perdere quindi la capacità di vedere di notte o alla luce soffusa. Negli ultimi stadi della malattia, in genere, il soggetto ha solo una piccola parte di visione centrale e talvolta nessuna visione periferica residua. Talvolta, negli stadi terminali, la macula, l’area della retina responsabile della visione centrale, si gonfia. Questo gonfiore, definito edema maculare, incide sulla visione centrale.

Retinite pigmentosa: trasmissione e diagnosi

Ad oggi sono conosciuti almeno un centinaio di geni che se mutati possono indurre l’insorgenza di retinite pigmentosa. Per quanto riguarda le varie modalità di trasmissione le possibilità sono differenti, abbiamo infatti:

  • Autosomica dominante;
  • Autosomica recessiva;
  • X-linked.

Tuttavia in alcuni casi la patologia si presenta in modo sporadico, senza che vi siano alterazioni genetiche in altri membri della famiglia.


Il processo di diagnosi inizia con l’osservazione clinica effettuata dall’oculista, successivamente la diagnosi clinica viene confermata con esami più approfonditi come:

  • Analisi del fondo oculare che permettono di evidenziare le caratteristiche macchie di pigmento;
  • Elettroretinogramma che misura l’attività elettrica della retina;
  • Campo visivo;
  • Analisi genetica.

I vari test, a causa della possibilità di ereditarietà, dovranno essere estesi ai familiari per stabilire il pattern. Nel caso in cui i pazienti presentano una sindrome ereditaria potranno richiedere di sottoporsi a consulenza genetica prima di avere figli.

Trattamento della retinite pigmentosa

Ad oggi non vi è alcun modo di riparare i danni da RP, tuttavia i pazienti si sottopongono a piccoli accorgimenti come somministrazione di acidi grassi omega-3, vitamina A palpitato ad alto dosaggio, luteina più zeaxantina. Nel caso di pazienti con edema maculare cistoide si utilizzano inibitori dell’anidrasi carbonica per indurre un miglioramento, seppur lieve, della vista. I ricercatori dell’Università della California, Irvine, hanno scoperto che il deficit di AdipoR1 induce un accumulo di ceramidi nella retina con conseguente morte progressiva dei fotorecettori e quindi perdita della vista.

Sebbene AdipoR1 si trovi in ​​più organi, i livelli più alti si trovano negli occhi e nel cervello, suggerendo la sua importanza critica in questi tessuti neurali. I risultati del nostro studio evidenziano il significato delle ceramidi AdipoR1 nella retina e mostrano che l’inibizione farmacologica della generazione di ceramide può fornire una strategia terapeutica per i pazienti affetti da retinite pigmentosa o retinopatie correlate ad AdipoR1

-Krzysztof Palczewski

Lo studio di Irvine

La degradazione dell’epitelio pigmentato retinico e dei fotorecettori è la causa principale alla base di diverse retinopatie progressive, molte delle quali hanno opzioni di trattamento solo minimamente efficaci. È pertanto prioritario concentrare la ricerca sullo sviluppo di  nuovi approcci terapeutici per combattere questi disturbi e ridurre la perdita della vista. Le ceramidi sono essenziali per la stabilità della membrana cellulare eucariotica e agiscono come potenti molecole di segnalazione nell’infiammazione, nell’arresto del ciclo cellulare, nella morte cellulare e nei percorsi di risposta allo shock termico. Lo squilibrio della ceramide è stato riscontrato anche in patologie come:

  • Cancro;
  • Morbo di Alzheimer;
  • Diabete di tipo 2;
  • Sclerosi multipla;
  • Malattie cardiovascolari;
  • Steatosi epatica non alcolica.
Credits: Future Proof Insurance

I risultati dello studio condotto nell’Università di Irvine mostrano dunque che lo squilibrio della ceramide danneggia la retina neurale e l’epitelio pigmentato retinico ed è accompagnato da una significativa riduzione delle ampiezze dell’elettroretinogramma, diminuzione del contenuto di retinoidi nella retina, ridotta espressione dell’opsina del cono e massiccia risposta infiammatoria. Quando trattati con la combinazione di desipramina e L-cicloserina, i livelli di ceramide hanno subito una riduzione significativa, il che ha contribuito a preservare i fotorecettori nei modelli animali usati nello studio

Il team ha anche osservato una migliore visione alla luce del giorno nei modelli trattati con L-cicloserina. Inoltre il trattamento prolungato ha corretto le risposte elettriche della corteccia visiva primaria agli stimoli visivi, avvicinandosi a livelli quasi normali per alcuni parametri. 

I risultati ottenuti evidenziano  dunque l’importanza della ceramidasi ADIPOR1 nella retina e mostrano che l’inibizione farmacologica può effettivamente fornire una strategia terapeutica per la retinopatia correlata ad ADIPOR1 .

Published by
Alessia Taurino