La stampa 3D è ormai una costante presente anche in molte realtà industriali. Di recente è possibile leggere o vedere di oggeti più disparati realizzati tramite tale tecnica. I prezzi ora sono molto più accessibili tanto che qualcuno ha proposto al pubblico uscite settimanali in edicola per assemblare la propria stampante. Da vere e proprie macchine da corsa fino a case residenziali, un gruppo di studenti ha persino stampato un motore spaziale in 3D. Ma l’attenzione di molti scienziati è rivolta al settore medicale: una ricostruzione nasale completa è l’ultima di queste imprese. Responsabili dell’operazione, un’équipe di chirurghi otorinolaringoiatri dell’Ospedale Universitario di Tolosa.
La paziente che ha subito l’operazione è una donna francese di 50 anni. A seguito di un cancro (carcinoma squamocellulare) nel 2013 i medici le avevano asportato il naso e parte del palato anteriore. Nei successivi 4 anni ha subito numerosi tentativi falliti di ricostruzione nasale con innesti di lembi di pelle. Durante quetso periodo di tempo inoltre, non riusciva a sostenere la difficoltà di indossare una protesi nasale (epitesi).
Il carcinoma squamocellulare è un tumore maligno che origina dai cheratinociti e invade il derma; questo tipo di tumore solitamente si sviluppa in zone foto-esposte. É di un tipo molto agressivo, specie localmente, al punto da sviluppare metastasi negli stadi avanzati. Diagnosticato tramite biopsia, il trattamento si esplica mediante curettage e diatermocoagulazione, escissione chirurgica, criochirurgia. In rari casi si può optare per la radioterapia, ma in generale la cura dipende dalle caratteristiche del tumore.
Il carcinoma squamoso ha una incidenza molto maggiore di quello basocellulare, classificandosi come primo tumore della pelle per diffusione. Può svilupparsi su tessuto sano, su una cheratosi attinica preesistente oppure su una placca di lucoplachia orale, così come una cicatrice da ustione. Inoltre, le persone con la pelle più chiara sono più esposte a questo tipo di cancro rispetto a chi ha una carnagione più scura.
I medici di Tolosa hanno compiuto l’impresa in collaborazione con Cerhum fabbricante belga di dispositivi medicali specializzati nella ricostruzione ossea. La costruzione delle ossa all’interno del nostro corpo avviene utilizzando sostanze chimiche come l’idrossiapatite (HAP) e il fosfato tricalcico (TCP). Queste sostanze chimiche sono prodotte dalle nostre cellule ossee e quindi modellate nelle configurazioni desiderate a seconda della posizione dell’osso.
Cerhum è riuscito a decifrare il processo di produzione di sostanze chimiche di alta qualità, escogitando un modo per utilizzarle per stampare ossa in 3D. La società ha quindi prodotto tali sostanze in modo molto economico utilizzando metodi di produzione di massa con reazioni chimiche controllate. Il materiale utilizzato è clinicamente testato, ma soprattutto, la struttura stampata in 3D è su misura per il paziente. Come fa notare Cerhum, i vantaggi di tale tecnologia sono una guargione e una riabilitazione più rapida.
I medici e gli ingegneri di Cerhum hanno completato la ricostruzione nasale in due step. In primis hanno costruito il biomateriale stampato in 3D per rimpiazzare la cartilagine basandosi sulle immagini prima del tratamento. Successivamente lo hanno impiantato al livello dell’avambraccio; in tal modo hanno potuto vascolarizzare il biomateriale prelevando innesti dalle tempie del paziente.
Due mesi dopo, i chirurghi hanno effettuato il trapianto del naso stampato in 3D, che ora aveva del tessuto, sul viso della paziente. Per farlo, hanno eseguito la tecnica chirurgica dell’anastomosi, collegando i vasi sanguigni che sono cresciuti dalla pelle del braccio a quelli del viso.
Come già accennato in precedenza, la paziente ha avuto un recupero molto veloce. Infatti, dopo un periodo di degenza in ospedale di soli dieci giorni e un ciclo di antibiotici per tre settimane dopo l’intervento, sta bene.
L’operazione costituisce ad oggi un primato mondiale. Prima d’ora, questo tipo di ricostruzione non è mai stato disponibile su una zona molto fragile e così poco vascolarizzata. La tecnologia della manifattura additiva, più comunemente conosciuta come stampa 3D, permette di realizzare oggetti da zero uno strato alla volta. E può essere utilizzata non solo per realizzare strutture grandi ma anche minuscole, piccole come i nostri vasi sanguigni. Cosicchè un giorno potrebbero essere utilizzate per curare malattie del cuore e del sistema circolatorio.
Sebbene sono applicazioni di un prossimo futuro, Cerhum, utilizza tale tecnica già oggi, forte dell’approvazione in Europa per l’uso nei pazienti . Non c’è altro da sperare che, come riportato dalla società stessa, sempre più aziende puntino ad affinare e investire fondi in questo campo.