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Riposo, se non dormi almeno questo numero di ore filate il tuo cervello va in modalità autodistruzione

Quando non riesci a riposare (Depositphotos)

Quando non riesci a riposare (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Dormire consecutivamente per un tot di ore indicate dagli esperti, ti consentirà di prevenire gravi danni all’apparato cerebrale

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Il sonno è uno dei motori fondamentali del nostro corpo, di vitale importanza per la salute e il benessere generalizzati. Sull’operato proficuo del nostro organismo influiscono soprattutto la qualità e il tempo che dedichiamo al riposo quotidianamente.

Ciascuno di noi necessità di un sonno caratterizzato da una durata differente per sentirsi completamente ristorato. Non si tratta semplicemente di essere più o meno ‘dormiglioni’, bensì ci sono dei precisi fattori che mutano le necessità di ogni diverso soggetto, a partire dalla presenza di disturbi del sonno ereditari e fattori genetici ulteriori che possono complicare il regolare svolgimento di un riposo continuo.

Oggigiorno siamo abituati a sentir parlare delle proverbiali otto ore di sonno, indicate come quantitativo di tempo ideale da trascorrere ‘tra le braccia di Morfeo’. Numerosi studi hanno evidenziato come questa pratica possa far beneficiare i soggetti di una memoria drasticamente migliorata, ma come detto le variabili del caso possono far prolungare o diminuire il periodo consigliato per un pieno riposo da soggetto a soggetto.

Il minimo consigliato è sempre pari a sette ore, soglia al di sotto della quale i segni di una sonnolenza generalizzata si mostreranno particolarmente prorompenti nel corso della giornata, ma pensate all’esempio più generico possibile. Da una parte un neonato, che necessità in certi casi anche di quindici ore diurne di sonnellino, dall’altra una persona anziana, a cui viene raccomandato un riposo compreso tra le sette e le otto ore. Le esigenze cambiano diametralmente in base a molteplici fattori e l’età è uno di quelli che influisce maggiormente.

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C’è correlazione tra cattivo riposo e malattie neurodegenerative?

L’importanza di un riposo corretto, come dicevamo, è quasi vitale. Non a caso a seguito di uno studio condotto da un team di scienziati italiani ha evidenziato la correlazione tra un sonno insufficiente o disturbato e il deterioramento del cervello. Gli allarmanti risultati sono stati manifestati da Álvaro Fernández, che vanta oltre 1 milione di seguaci sul suo profilo Instagram @farmaceuticofernandez, spiegando l’avvenimento all’interno del nostro apparato cerebrale di un processo noto come fagocitosi, che consiste nell’eliminazione da parte dell’organismo delle cellule morte, sostituite da nuove, ma è recentemente venuto alla luce come lo svolgimento avvenga anche nei casi in cui il soggetto non compia un sonno adeguato.

L’elemento che desta maggior preoccupazione è che l’auto indebolimento non può essere in alcun modo ostacolato, neanche recuperando le ore di sonno perse, ma solo tramite la necessaria istituzione di un regime di riposo chiaro e delineato da rispettare, per evitare che il processo possa portare a conseguenze più gravi. Non è, ad esempio, da escludersi la correlazione con il futuro sviluppo di patologie neurodegenerative, morbo di Alzheimer su tutte.

I possibili danni al cervello (Depositphotos)
I possibili danni al cervello (Depositphotos foto) – www.biomedicalcue.it

Come funziona il processo di fagocitosi?

La fagocitosi, è bene precisarlo, avviene costantemente, anche in soggetti riposati che trascorrono il quantitativo di ore necessarie dormendo. In questa eventualità specifica, però, la manifestazione avviene mediante un processo che permette l’eliminazione, come detto, delle cellule in eccesso, ossia soltanto di quelle gravemente danneggiate o morte.

A seguito di una notte burrascosa passata a rigirarsi tra le coperte, invece, lo svolgimento avverrà allo stesso modo, ma comporterà l’epurazione senza controllo anche delle connessioni e dei tessuti cellulari perfettamente sani. Il riposo quotidiano non deve essere preso sottogamba, al contrario, soprattutto nei soggetti che soffrono di disturbi e di insonnia cronaca, deve divenire una priorità per migliorare la salute del proprio cervello e prevenire l’insorgenza di gravi patologie future. A riportarlo è ‘La Vanguardia’.

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