Il panorama medico italiano si arricchisce di un altro importante traguardo che vede l’utilizzo di un dispositivo all’avanguardia che mai prima d’ora era stato utilizzato su un paziente di età pediatrica. Parliamo di un endoscopio di ultima generazione, ovvero un dispositivo ottico con il quale è possibile esplorare cavità non altrimenti visibili e a cui è possibile collegare strumenti supplementari per effettuare operazioni chirurgiche minimamente invasive. “Exalt”, questo il nome dell’endoscopio prodotto da Boston Scientific, è stato solo recentemente introdotto all’utilizzo clinico (ha ricevuto il marchio CE solamente lo scorso gennaio) e fino ad ora era stato impiegato solo in pazienti adulti. La novità rappresentata da questo particolare endoscopio è quella di essere monouso.
Sebbene si tratti di uno strumento ancora dal costo elevato e utilizzabile una volta sola, la sua utilità si presenta se consideriamo il target a cui è rivolto, ovvero i pazienti immunodepressi. La possibilità di impiegare un endoscopio usa e getta, infatti, esclude il meticoloso processo di sanificazione e “riprocessamento” necessari prima di doverlo utilizzare su un altro paziente, evitando così il rischio di infezione durante la procedura. Questo aspetto è fondamentale soprattutto proprio per i pazienti immunodepressi, a maggior ragione durante questo periodo di emergenza sanitaria causata dal coronavirus.
L’intervento in questione è stato eseguito presso il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS su una bambina di 7 anni affetta da una rarissima forma di immunodeficienza congenita, esposta quindi a un elevatissimo rischio di infezione, che necessitava di una procedura endoscopica per risolvere un restringimento delle vie biliari che avrebbe potuto causare ristagno di bile e quindi il possibile sviluppo di colangite (infezione del sistema biliare).
“Finora il duodenoscopio monouso Exalt è stato utilizzato solo su pazienti adulti; al Gemelli lo abbiamo a disposizione dallo scorso mese di marzo e lo abbiamo utilizzato per trattare due pazienti Covid-19 positivi, nel pieno dell’emergenza pandemica. Per la prima volta al mondo, abbiamo utilizzato questo endoscopio monouso su una bambina di 7 anni, di appena 24 chili di peso. Il duodenoscopio monouso rappresenta uno strumento, ancora costoso, ma sicuramente molto utile in casi selezionati, quali i pazienti immunodepressi. In base alla nostra esperienza, il duodenoscopio Exalt può essere impiegato in sicurezza anche in piccoli pazienti pediatrici”. Afferma il professor Guido Costamagna, direttore dell’UO di Endoscopia digestiva chirurgica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, nel comunicato stampa del Gemelli.
In più occasioni abbiamo parlato di endoscopia e di come le tecniche di chirurgia minimamente invasiva stiano offrendo sempre più possibilità di intervento, grazie anche al continuo sviluppo del settore dei robot chirurgici. Dalla rimozione di tumori alla ricostruzione di legamenti danneggiati, ma non solo. Gli interventi in endoscopia stanno raggiungendo traguardi sempre più ambiziosi arrivando addirittura ad essere impiegati perfino in procedure di trapianto di organi: ne è stato un esempio il trapianto di utero per il quale la procedura di estrazione è stata in gran parte effettuata lavorando all’interno dell’addome della paziente, accedendovi da una piccola incisione.