Home / Medicina / La salmonella, batterio che continua a flagellare l’umanità

La salmonella, batterio che continua a flagellare l’umanità

Tra le sfide quotidiane che la scienza si pone c’è sempre la lotta a vecchi e nuovi patogeni, alcuni dei quali accompagnano la razza umana dall’alba dei tempi.

Conseguenze e trasmissione della salmonella

Il nostro secondo cervello, l’intestino, casa di milioni di miliardi di organismi buoni che sono in simbiosi con noi, spesso ospita, suo malgrado, pericolosi invasori come la salmonella, batterio all’origine di gastroenteriti che possono portare anche ad estreme conseguenze oltre ad intere giornate chiusi in bagno con la solo compagnia del proprio telefono, Bwin ed internet.

Arriva nel nostro intestino a bordo di cibi e bevande contaminati durante non corretti processi di manipolazione o cottura; generalmente trasmessa all’uomo dagli animali la Salmonellosi è molto diffusa, specialmente in Paesi dove l’attenzione alle basilari norme igienico-sanitarie nel trattamento degli alimenti e delle acque da bere è approssimativa.

Classificata come zoonosi, trova la sua diffusione attraverso il contatto con le feci animali in cui si annida il batterio espulso dagli stessi o nel cibo contaminato, prevalentemente pollame e uova; provoca una tossinfezione alimentare che in molti Paesi è ancora un grande problema per la salute e la sanità pubblica.

salmonella

Dimensioni e caratteristiche del batterio

Mosso da lunghi flagelli, il batterio della Salmonella non misura più di 5 micrometri ed è classificato come bastoncello gram negativo; il suo metabolismo lo porta ad ossidare i composti organici (chemiotrofo), sviluppandosi preferibilmente in ambienti “caldi” tra i 35 ed i 43 gradi centigradi ma anche a temperatura ambiente.

Fortunatamente, sia la pratica comune della pastorizzazione, spesso obbligatoria per garantire l’eliminazione di molti agenti patogeni su cibi e bevande, sia la cottura dei cibi sono sufficienti per eliminarlo completamente, preservandoci dal rischio di gastroenterite.

Difficile da debellare

A rendere più complicata la battaglia contro il batterio della Salmonella è la sua “famiglia”: esso infatti si divide in due ceppi primari, la prima, o specie enterica, che infetta gli animali a sangue caldo e che è la più conosciuta, e la seconda, o specie bangor, che troviamo solo negli animali a sangue freddo.

Alla specie enterica fanno capo i ceppi tifoidei e non tifoidei, che tante vittime hanno mietuto e mietono tutt’ora e l’infezione peggiore è data dalla Salmonella tifoidea, altrimenti chiamata tifo addominale o febbre tifoide, più aggressiva e con manifestazioni infiammatorie gravi. La prima manifestazione di questa infezione è la febbre alta, che può portare anche a danni neurologici, spesso assimilabili ai sintomi di una normale influenza con mal di testa, spossatezza, dolori articolari e altro ma con forti dolori addominali e stitichezza tipiche della Salmonellosi. La causa di morte associata, laddove il sistema sanitario e le misure di prevenzione sono meno efficienti ed efficaci, è legata allo shock settico e ai danni intestinali.

Di minor rischio sanitario ma comunque degna di grande attenzione è l’infezione derivata dalla specie bangor, che rientra nelle tossinfezioni alimentari e, se pur spiacevole nel suo decorso caratterizzato da periodi di febbre alta e disturbi intestinali, non è quasi mai mortale.

Riassumendo, è necessario prestare la massima attenzione agli alimenti per prevenire l’infezione del batterio, a partire dall’evitare le acque contaminate, la frutta e la verdura contaminate durante le operazioni di raccolta e confezionamento, latte crudo e derivati, carni, in specie le avicole, uova crude e loro derivati. L’identificazione dell’infezione e la terapie messe a disposizione dalla medicina moderna sono semplici e risolutive: un esame delle feci è sufficiente per scoprire il batterio cui devono seguire poi test di individuazione del ceppo esatto, esistendone circa 2.400 varianti, per arrivare alla prescrizione del corretto antibiotico, che, assieme ad una maggiore assunzione di liquidi, sali minerali ed un adeguato periodo di riposo, garantisce la piena e completa guarigione.