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Sclerosi laterale amiotrofica o SLA: la malattia che colpisce i motoneuroni

La sclerosi laterale amiotrofica, nota più comunemente con l’acronimo SLA, è una rara malattia
neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni del sistema nervoso centrale, determinandone gradualmente la morte. È anche conosciuta come “malattia di Lou Gehrig”, dal nome del giocatore di baseball la cui malattia nel 1939 fu portata all’attenzione pubblica; o “malattia di Charcot”, dal nome del neurologo che per la prima volta la descrisse nel 1860. Il termine “amiotrofica” deriva dal greco, che letteralmente si traduce “nessun nutrimento muscolare”. “Laterale” indica le aree del midollo spinale in cui si trovano le cellule nervose interessate.

Esistono diverse patologie caratterizzate da disordini e alterazioni dei motoneuroni (MNDs=Motor Neuron Diseases), neuroni specializzati nel condurre il segnale responsabile della contrazione dei muscoli volontari. Queste alterazioni possono interessare il primo motoneurone (a livello della corteccia cerebrale, nel sistema nervoso centrale – SNC) oppure il secondo motoneurone (a livello del tronco encefalico e del midollo spinale, nel sistema nervoso periferico – SNP). Nel primo caso, le patologie vengono indicate come Upper Motor Neuron (UMN), nel secondo caso come Lower Motor Neuron (LMN).

Lou Gehrig, l’11 giugno 1923. Credits: Pagina Wikipedia del giocatore

Sintomi e segni della malattia

In condizioni normali, i motoneuroni dal midollo spinale conducono ai muscoli i comandi ricevuti dal cervello per il movimento. Il muscolo, a questo punto, si contrae permettendo i movimenti volontari del corpo. La Sclerosi laterale amiotrofica, che determina una degenerazione dei motoneuroni, causa una progressiva atrofia muscolare. I muscoli volontari non ricevono più i comandi del cervello e si atrofizzano. La conseguenza è una progressiva paralisi dei quattro arti e dei muscoli deputati alla respirazione e parola.

La SLA è caratterizzata da rigidità, contrazione muscolare e una graduale debolezza a causa
della diminuzione delle dimensioni dei muscoli.
Questi ultimi, non essendo sollecitati, portano alla
paralisi. Ciò si traduce poi in difficoltà nel parlare, nella deglutizione e infine anche nella respirazione. La morte avviene generalmente in seguito a paralisi della muscolatura respiratoria, di solito dopo 3-5 anni dall’esordio. Tra i segni rari della SLA si è vista un’associazione a forme di declino cognitivo, cioè a forme di demenza. Soprattutto si è notata la correlazione della SLA con la demenza frontotemporale (FTD), associata a alterazioni del comportamento e personalità, disturbi del linguaggio e scarso controllo degli impulsi.

Sclerosi Laterale Amiotrofica: varianti

Oggi si ritiene che circa il 5-10% dei casi di SLA siano forme di tipo ereditarie e quindi familiari. È stato individuato un gene la cui mutazione è responsabile della malattia; si tratta del gene che codifica per la proteina superossido dismutasi (SOD1), implicata nella risposta allo stress ossidativo. Questo enzima ha funzione antiossidante e riduce il livello di ione superossido (O2-), un radicale libero tossico prodotto durante il metabolismo ossidativo cellulare capace di alterare le proteine, le membrane e il DNA stesso. Nel caso in cui in una famiglia ci sia almeno un altro caso di SLA, quasi certamente si tratta della forma familiare.

La maggior parte dei casi di SLA (90-95%) sono forme sporadiche della malattia. Benché l’eziologia della SLA sporadica sia sconosciuta, dati epidemiologici indicano che fattori genetici contribuiscono alla sua patogenesi. Anche se finora non è stato individuato alcun correlato alla SLA sporadica, numerosi geni sono implicati come geni di suscettibilità.

Forme cliniche

  1. La forma comune (50% dei casi): inizia dagli arti superiori. Presenta un esordio insidioso con una progressiva riduzione di forza alle mani, dove sono in un primo momento interessati gli estensori piuttosto che i flessori. L’atrofia si diffonde anche agli avambracci e talora ai muscoli della spalla e poi agli arti inferiori.
  2. La forma bulbare (20% dei casi): inizia con segni bulbari e ha un decorso rapido. Usualmente ha come primi sintomi la difficoltà a pronunciare fonemi, ipotrofia e fascicolazioni alla lingua e scialorrea (chiamata anche ipersalivazione o ptialismo). Nella fase avanzata della malattia alcuni segni sono l’impossibilità della protrusione della lingua, compromissione delle corde vocali e della funzione respiratoria, difficoltà nella deglutizione.
  3. La forma pseudopolineuritica (20% dei casi): inizia dagli arti inferiori. È caratterizzata da un deficit motorio ai muscoli della loggia antero-esterna della gamba. Il soggetto inciampa per caduta del piede e può avere difficoltà a sollevarsi dalla posizione seduta. Il disturbo motorio appare in genere prima dell’atrofia.

Sclerosi Laterale Amiotrofica: possibili cause scatenanti

Ad oggi, nonostante le cause siano ancora sconosciute, si ritiene che siano diversi i fattori coinvolti. Pertanto, la malattia viene definita multifattoriale. Tra i fattori scatenanti della SLA ad oggi riconosciuti riconosciamo:

  • Squilibri del recettore glutammato: nei pazienti i livelli di glutammato risultano eccessivi, comportando un effetto tossico sulle cellule nervose.
  • Formazione di aggregati proteici: i motoneuroni di molti pazienti presentano degli aggregati insoliti di proteine che danneggiano progressivamente le cellule nervose.
  • Accumulo di rifiuti tossici nella cellula: nei motoneuroni degli affetti gli antiossidanti sono a livelli ridotti e poco efficienti, pertanto tali rifiuti non vengono smaltiti correttamente.
  • Mancanza o carenza di nutrienti: normalmente i neuroni si alimentano dei cosiddetti fattori di crescita neurotrofici. Nei pazienti affetti l’assenza di nutrienti essenziali determina la graduale degenerazione dei neuroni.
  • Disfunzione dei mitocondri: i mitocondri svolgono un ruolo vitale all’interno del cosiddetto metabolismo energetico. Nei pazienti affetti, i mitocondri non lavorano più in modo adeguato. Questa alterazione della funzionalità mitocondriale, con riduzione dell’attività energetica della cellula, può portare ad un accumulo conseguente di sostanze.
  • Predisposizione genetica.

Diagnosi e trattamenti

Non esiste, purtroppo, un iter diagnostico standard con procedure e test specifici. L’unica possibilità è effettuare una attenta valutazione clinica, da parte di un medico neurologo, andando ad escludere altre patologie. Non esiste una terapia che possa arrestare l’evoluzione della malattia, tanto meno debellarla. L’unico farmaco ad oggi utilizzato è il Riluzolo, che agisce sui livelli di glutammato e può rallentare, in parte, la progressione della malattia.

Cuffia Hi-Tech
Cuffia Hi-Tech. Credits: Wysscenter

Prospettive future e progresso

Sono tanti i gruppi di ricerca che si impegnano nello studiare questa malattia. Se da una parte gli studi clinici vanno avanti, anche quelli nell’ambito tech non sono da meno. Il neuroscienziato Niels Birbaumer e la sua equipe qualche anno fa hanno sviluppato un dispositivo che possa “leggere la mente” di questi soggetti affetti da SLA, non più in grado di parlare o di muovere gli occhi. Si tratta di una cuffia che rileva le variazioni di flusso sanguigno nelle aree del cervello in coloro che la indossano. Analizzando i dati al computer è possibile stabile se il paziente “risponde” si o no alla domanda che gli viene posta.