Medicina

Scoperta alle Molinette: farmaco contro l’artrite riduce il rischio di rigetto del trapianto di rene

Un farmaco progettato per trattare l’artrite reumatoide, un potente antiinfiammatorio usato anche per i protocolli Covid conosciuto con il nome Tocilizumab, ora ha un futuro nel settore dei trapianti di rene. Uno studio eseguito dalla Nefrologia Dialisi e Trapianto della Città della Salute di Torino, diretta dal professor Luigi Biancone, ha dimostrato l’efficacia di questo farmaco nel ridurre il rischio di rigetto del trapianto di rene. Si tratta dei primi dati europei sul trattamento del rigetto cronico di rene con il Tocilizumab. Il lavoro, coordinato dal professor Luigi Biancone, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica americana Clinical Transplantation, che gli ha dedicato la copertina del numero di agosto.

Copertina del mese di agosto della rivista scientifica Clinical Transplantation. Credits: Clinical Transplantation

Rigetto del trapianto di rene

Il trapianto di organi e di cellule staminali emopoietiche attualmente rappresenta la terapia d’elezione, largamente utilizzata, nelle gravi insufficienze d’organo e in numerose malattie del sangue quali leucemie e linfomi. Per poter effettuare un trapianto è necessario disporre di un donatore che, nel caso degli organi, è per lo più una persona deceduta, ad eccezione dei trapianti di rene e, in percentuale minore, di fegato in cui gli organi possono essere prelevati da un donatore vivente. Si parla di rigetto quando il sistema di difesa dell’organismo – il sistema immunitario – della persona sottoposta a un trapianto, attacca il nuovo organo, riconoscendolo come estraneo. Migliore è la compatibilità tra donatore e ricevente minore è la possibilità di comparsa del rigetto e di mortalità, anticipata e tardiva, post trapianto.

In base ai tempi in cui avviene il rigetto si distinguono:

  • rigetto iperacuto: compare da qualche minuto a poche ore dopo il trapianto;
  • rigetto acuto: avviene da qualche giorno a poche settimane dopo il trapianto;
  • rigetto cronico: si manifesta da alcuni mesi fino a diversi anni dopo il trapianto.

I meccanismi che determinano le varie tipologie di rigetto sono diversi e possono essere legati alla presenza/produzione di anticorpi e/o dall’attivazione diretta di cellule del sistema immunitario, i linfociti. Nel caso del rigetto cronico la causa è, probabilmente, multifattoriale ed è legata a meccanismi immunitari e non (tossicità ai farmaci, ischemia cronica, ripetuti attacchi immunitari precedenti di rigetto acuto).

I benefici del farmaco

Il professore Luigi Biancone, direttore della struttura complessa di Nefrologia dell’ospedale Molinette.

“Il rigetto cronico è attualmente la prima causa di perdita del rene trapiantato a distanza di anni dal trapianto e dal momento in cui viene diagnosticato porta a progressivo peggioramento. Questi nuovi dati sono incoraggianti nella possibilità di rallentare questo peggioramento ed allungare la sopravvivenza del rene trapiantato.” – professor Luigi Biancone

Lo studio dimostra l’efficacia della terapia con Tocilizumab che già dopo sei mesi mostra segni di risposta attraverso un meccanismo che riduce la presenza di anticorpi del sangue, i quali danneggiano il rene trapiantato, e contemporaneamente riduce l’infiammazione all’interno delle strutture del rene. Dati recenti dimostrano che i pazienti sottoposti a questa terapia mantengono funzionante il rene trapiantato nel 32% dei casi in più rispetto a chi non viene sottoposto.

Questo dimostra che la medicina del trapianto renale non termina con l’intervento chirurgico ma prosegue negli anni a seguire. La possibilità di avere una terapia antirigetto efficace permette di prolungare la vita dei reni trapiantati, riducendo la necessità di nuovi trapianti e di conseguenza migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Published by
Benedetta Paoletti