Scoperto il “gene della longevità”: il cromosoma X spiega perché le donne vivono più degli uomini

DNA (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Il gene della longevità è stato scoperto, ecco spiegato perchè sono le donne a vivere più a lungo degli uomini.
Questa ricerca rappresenta un’importante svolta nella comprensione delle differenze biologiche tra uomini e donne nel processo di invecchiamento, in particolare per quanto riguarda la longevità e la salute cognitiva. Tradizionalmente, si è sempre saputo che le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini e a mostrare un declino cognitivo più lento nel corso della vita, ma le cause di questa differenza non erano del tutto chiare.
Ora, grazie agli studi condotti dal team della professoressa Dena B. Dubal all’Università della California di San Francisco, emergono prove convincenti che il segreto di questa maggiore resistenza femminile all’invecchiamento sia scritto nel DNA, più precisamente nel secondo cromosoma X.
Il genoma umano è composto da 46 cromosomi suddivisi in 23 coppie, di cui 22 sono autosomi (identici in uomini e donne), mentre la 23ª coppia è quella che determina il sesso biologico: le donne possiedono due cromosomi X (XX), mentre gli uomini un cromosoma X e uno Y (XY). Normalmente, nelle cellule delle donne uno dei due cromosomi X è inattivato per evitare un eccesso di espressione genica, poiché gli uomini ne possiedono solo uno. Questo processo è noto come inattivazione del cromosoma X e avviene già nelle fasi embrionali: il cromosoma X inattivo viene chiamato Xi, mentre quello attivo è Xa.
Fino a oggi, la ricerca ha sempre considerato Xi come un cromosoma praticamente “dormiente” per tutta la vita, ma lo studio di Dubal e colleghi ha dimostrato che non è esattamente così. Con l’invecchiamento, infatti, alcuni geni del cromosoma Xi si riattivano spontaneamente, con effetti benefici sul cervello femminile. Questa “riaccensione” genetica potrebbe essere il fattore chiave che consente alle donne di invecchiare con un cervello più resistente al deterioramento rispetto agli uomini.
Lo studio sugli animali e gli esperimenti genetici
Per verificare questa ipotesi, i ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli murini ibridi, incrociando due specie diverse di topi il Mus musculus, il topo domestico comune, e il Mus castaneus, una specie selvatica asiatica. L’obiettivo era capire quali geni del cromosoma X inattivo riuscissero a sfuggire al processo di silenziamento e diventare attivi nel tempo. Studiando l’espressione genica in decine di migliaia di cellule cerebrali di topi femmina di diverse età, gli scienziati hanno scoperto che fino al 7% dei geni del cromosoma Xi riusciva a eludere il silenziamento e a esprimersi nelle cellule cerebrali con l’invecchiamento.
Questi geni sembrano essere fondamentali per il funzionamento cerebrale, tanto che molti di essi sono noti per avere un ruolo nello sviluppo del cervello e in condizioni come la disabilità intellettiva. Tra i vari geni “risvegliati” nel cromosoma Xi, uno in particolare ha attirato l’attenzione degli scienziati: PLP1 (Proteolipid Protein 1). Questo gene è cruciale per la produzione della guaina mielinica, lo strato isolante che avvolge gli assoni dei neuroni e consente una trasmissione rapida ed efficiente dei segnali nervosi.

Nuove prospettive
Dopo aver verificato il fenomeno nei topi, gli scienziati hanno deciso di analizzare il cervello di persone anziane decedute, il cui tessuto cerebrale era stato donato alla scienza. E qui hanno fatto una scoperta sorprendente: solo nelle donne anziane era presente un aumento dell’espressione del gene PLP1 nel paraippocampo, un’area cerebrale fondamentale per la memoria e l’apprendimento. Questo dato ha rafforzato l’ipotesi che la riattivazione del cromosoma Xi abbia un ruolo protettivo nel cervello femminile, contribuendo a rallentare il declino cognitivo tipico dell’età avanzata.
I risultati dello studio suggeriscono che, se fosse possibile stimolare artificialmente l’attivazione di geni benefici come PLP1 anche negli uomini, si potrebbe sviluppare una nuova strategia per combattere il declino cognitivo legato all’invecchiamento. Attualmente, le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer colpiscono milioni di persone nel mondo e rappresentano una delle sfide più grandi della medicina moderna. Se riuscissimo a imitare il meccanismo naturale che protegge il cervello femminile, potremmo sviluppare trattamenti per rallentare il deterioramento cognitivo anche negli uomini e nelle donne più vulnerabili.