Quante volte in questi mesi abbiamo sentito che aziende e gruppi di ricerca stavano lavorando ad un antivirale specifico contro il SARS-CoV-2? Ovviamente e, naturalmente, tante. Ma come stanno procedendo per riuscire a raggiungere questo obiettivo? Il principio di base è quello di andare a identificare un bersaglio molecolare contro cui agire. Il gruppo di ricerca di Giuseppe Resnati del Dipartimento di Chimica e Materiali ‘Giulio Natta’ del Politecnico di Milano ha appena pubblicato uno studio proprio su questo argomento sulla rivista New Journal of Chemistry. Il lavoro si basa sull’identificazione di un composto sintetico, denominato Ebselen, che agisce contro le “forbici” molecolari del virus, le proteasi, che tagliano le proteine per formare nuove particelle virali. Si legge che l’Ebselen sarebbe in grado di inibire con maggior efficacia rispetto ad altri composti la replicazione del virus SARS-CoV-2.
SARS-CoV-2 è un virus a RNA protetto nello strato esterno da una collana di proteine, tra cui le più importanti sono le proteine di membrane e le proteine spike. Queste servono al virus ad agganciare le cellule ed infettarle, rilasciando al loro interno il suo materiale genetico, l’RNA, che istruisce la cellula a produrre le proteine del virus. Per formare nuove particelle virali, è necessario che il rivestimento esterno di proteine, venga tagliato in punti ben specifici, grazie a delle forbici molecolari, le cosiddette proteasi. Una in particolare è utilizzata da SARS-CoV-2, TMPRSS2, che taglia gli spike, permette di liberare l’RNA e, di conseguenza, consente al virus di essere replicato dalle cellule che è stata infettata.
Prima di poter uscire e poter bersagliare altre cellule, deve assemblarsi e per poterlo fare ha bisogno di proteasi specifiche, tra cui la proteasi Mpro (main protease). È proprio contro questa proteasi che il gruppo del professore Giuseppe Resnati ha sviluppato un composto sintetico, inibitore della Mpro. L’antivirale in questione è Ebselen, che è risultato il più promettente tra i candidati analizzati. Che cosa ha di speciale questo composto? È in grado di legarsi a SARS-Cov-2 grazie al suo “cuore” di selenio. Questo avviene grazie alla formazione di un legame tra il selenio di ebselen e il gruppo tiolico nella cisteina della proteina bersaglio.
Abbiamo individuato che l’atomo di selenio di Ebselen interagisce fortemente con alcuni gruppi tipicamente presenti nelle proteine attraverso il legame calcogeno, un’interazione che da anni è oggetto di studio nei nostri laboratori, inibendo la replicazione del virus. Questo rappresenta un importante passo avanti nella lotta al COVID-19
Sono molti i farmaci inibitori di proteasi che sono stati studiati e testati nell’ultimo periodo, ma purtroppo non sembravano funzionare bene, poiché molti di questi, sviluppati per altre patologie, non sono perfettamente compatibili con le protesi di SARS-CoV-2. In questo studio, che ha esaminato circa 10.000 composti, Ebselen si è rivelato l’inibitore più potente di Mpro, mostrando un promettente profilo farmacologico. Nonostante il grande entusiasmo per tutte le scoperte fatte fino ad ora, tra cui sicuramente questa, dobbiamo comunque ricordarci che, solo in seguito ad ulteriori approfondimenti e studi clinici, si potrà confermare un’effettiva efficacia come antivirale specifico contro il SARS-CoV-2.