Recentemente, molti quotidiani e siti divulgativi hanno attribuito la definizione “sindrome del Grinch” (dal nome del noto personaggio di fantasia celebre, ad esempio, per il film di Ron Howard) al risultato di uno studio condotto dall’università di Copenaghen. Pubblicato nel 2015 sul British Medical Journal, questo aveva l’obiettivo di rilevare lo spirito natalizio nel cervello umano. Per fare ciò, sono stati selezionati 10 soggetti che ogni anno celebrano il Natale ed altri 10 che invece non hanno una tradizione natalizia.
I partecipanti sono stati sottoposti alla visione di alcune immagini a tema natalizio, intervallate da immagini neutre, con caratteristiche simili alle precedenti ma senza alcun riferimento al Natale. Durante l’esperimento, veniva rilevata l’attività cerebrale dei soggetti attraverso risonanza magnetica funzionale (fMRI), con la quale è possibile misurare la variazione di ossigenazione del sangue, che dipende dalla maggiore o minore attivazione dei neuroni.
I risultati hanno mostrato come il gruppo che considera il Natale con maggiore positività mostri, alla vista di immagini a tema natalizio, una maggiore attivazione di alcune aree cerebrali, in quello che è stato definito dagli stessi ricercatori “Christmas spirit network“.
Da qui la conclusione, da parte di chi ha riportato la notizia, che la sindrome del Grinch esista e caratterizzi quei soggetti che non presentano tale attivazione cerebrale. In realtà non è proprio così. O meglio, la sindrome del Grinch esiste ma viene utilizzata per descrivere tutt’altra condizione. È da sottilineare, infatti, come anche all’interno della stessa pubblicazione non venga mai fatto riferimento a tale sindrome.
Questo è il nome della condizione a cui spesso viene fatto riferimento con il nome di “Grinch syndrome“. L’origine di questo nome è probabilmente da ricondurre allo studio del 2010 “Cardiac origins of the postural orthostatic tachycardia syndrome“.
Questa sindrome è caratterizzata principalmente da un marcato aumento della frequenza cardiaca al momento del passaggio dalla posizione sdraiata a quella eretta. Ciò può anche essere accompagnato da altri sintomi come vertigini, debolezza e visione offuscata. La domanda sorge allora spontanea, cosa c’entra il Grinch con tutto questo?
Per rispondere alla domanda dobbiamo ricordarci di una sua caratteristica particolare, ovvero quella di avere un cuore “di due taglie più piccolo”.
Molti dei pazienti affetti da questa condizione presentano proprio un cuore di dimensioni più piccole del normale. Lo studio sopra citato conclude come la marcata tachicardia fosse infatti da ricollegare ad un cuore piccolo, accoppiato ad un ridotto volume sanguigno.
Ecco spiegato a cosa fa veramente riferimento il termine “sindrome del Grinch”.