“Sindrome post-Covid-19”: il malessere persistente anche dopo la guarigione
Chi contrae il nuovo Coronavirus deve fare i conti con una serie di sintomi che si manifestano in forma severa e debilitante: tosse, febbre, mialgia, dolore alle articolazioni, dispnea, stanchezza, disturbi gastrointestinali, disfunzioni nella capacità di percepire gli odori e il gusto. Ciò che a volte non è risaputo è che alcuni di questi sintomi permangono anche dopo settimane o mesi che il paziente viene considerato guarito, tanto che si è iniziato a parlare di una “sindrome post-Covid-19”, comune a pazienti di qualunque età. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica JAMA e condotto presso il Day Hospital post-Covid della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ha cercato di chiarire e individuare i sintomi più ricorrenti che caratterizzano la fase post-virus.
Lo studio sulla “Sindrome post-Covid-19”
A partire dal 21 aprile scorso fino a fine maggio i geriatri del Policlinico Gemelli e dell’Università Cattolica di Roma hanno seguito 143 pazienti con età media di 56,5 anni. A due mesi dalla diagnosi di Coronavirus la maggioranza dei pazienti (87%) accusava almeno un sintomo tra quelli manifestati durante la malattia e solamente un paziente su 10 riferiva di non avere più nessuno dei disturbi iniziali. I sintomi più ricorrenti della “sindrome post-Covid-19” che sono stati segnalati sono: stanchezza (53,1%), dispnea (43,4%), dolore alle articolazioni (27,3%) e dolore toracico (21,7%), oltre a disturbi dell’appetito, del sonno e perdita di massa muscolare. La stanchezza in alcuni casi si è manifestata in forma cronica e altamente invalidante, tanto che alcuni partecipanti allo studio hanno riferito di avere difficoltà a percorrere anche un solo piano di scale o ad alzarsi semplicemente dal letto. Altri intervistati hanno riportato di fare fatica a respirare, dal momento che i muscoli coinvolti durante la respirazione non hanno la forza necessaria per svolgere il loro compito.
In molti, non riuscendo a dare una spiegazione alla persistenza di questa sintomatologia, hanno iniziato a pensare di soffrire di una malattia mentale fino a quando non hanno compreso che era tutto ricollegabile al virus da cui erano guariti.
La qualità di vita dei pazienti post-Covid
Il malessere persistente anche dopo la guarigione ha avuto come conseguenza inevitabile un notevole peggioramento delle condizioni di vita dei pazienti. Ai partecipanti allo studio è stato chiesto di dare un punteggio da 0 a 100 alla qualità della loro vita prima di aver contratto il virus e dopo esserne guariti. Quasi la metà degli intervistati (44%) ha riportato che le condizioni in cui vivono dopo aver contratto la malattia sono decisamente peggiori rispetto alla vita pre-Covid.
Le strategie di supporto
Realtà come quelle del Day Hospital Post-Covid della Fondazione Gemelli si pongono l’obiettivo di dare supporto ai reduci del Coronavirus. Il professor Francesco Landi, responsabile del Day Hospital, propone un programma di “rieducazione”, che comprende ginnastica supervisionata e educazione alimentare. “Un protocollo di esercizi modulabile sui singoli pazienti offre l’opportunità di uscire dalla sedentarietà, attraverso una ginnastica controllata. Importante anche la gestione dei disturbi della sfera psichica di questi pazienti, molti dei quali (fino al 20%) presentano un vero e proprio disturbo post-traumatico da stress.”
In alcuni paesi europei sono stati fondati dei gruppi di auto-sostegno per chi è guarito dal Covid-19, per aiutarli a riprendere in mano la loro vita dal punto di vista sociale e lavorativo. Nell’attesa di un vaccino che possa arginare la diffusione del virus, sono necessari altri studi che possano indagare i disturbi e le patologie post-Covid-19, poiché, come afferma sempre il professor Landi:
“Siamo di fronte a una malattia nuova, sconosciuta ed è quindi importante cercare di individuare gli eventuali danni a breve o a lungo termine.”