Sintomi post Covid ancora presenti? È la sindrome dei Long Haulers
La parola Covid 19 è entrata nel nostro vocabolario quotidiano da quasi 1 anno e, seppur oggi siamo molto più preparati rispetto a mesi fa per affrontare questa malattia (basti pensare che sono quasi giunte in commercio le prime dosi di diversi vaccini che fino a un anno fa non esistevano neanche), alcuni aspetti e meccanismi della malattia non sono ancora del tutto chiari: un esempio sono i long haulers, persone che hanno contratto il virus in maniera lieve senza il ricovero in ospedale, successivamente negativizzate, ma presentano ancora dei “sintomi” post Covid anche a distanza di mesi: forse una spiegazione biologica c’è.
Le risposte arrivano dalla ricerca portata avanti da Lawrence B. Alfrin insieme ad altri ematologi della Rockefeller University che ha permesso di capire, almeno parzialmente, il motivo per cui i long haulers “faticano” a guarire, permettendo di trovare la giusta combinazione di trattamenti per aiutarli.
Sintomi post Covid: responsabile la tempesta citochinica
Sicuramente, riprendersi da questa malattia non è semplice, soprattutto per i soggetti che hanno sviluppato sintomi severi tali per cui è stato necessario il ricovero, perché esposti a una “tempesta” citochinica nel loro corpo, ovvero una risposta immunitaria fuori controllo ed esagerata che, paradossalmente, ha creato più danni del virus stesso.
Ma il problema è anche nei soggetti che hanno sviluppato sintomi lievi per i quali è stato sufficiente rimanere a casa ma, una volta negativizzati, qualcosa ancora non va: ad esempio, dato che la maggioranza non respira più bene, fatica a tornare a lavoro o a fare qualsiasi tipo di attività fisica/sport e in aggiunta presentano una serie di altri sintomi cronici come costanti dolori al petto e al cuore, sintomi intestinali, mal di testa, incapacità a concentrarsi, perdita di memoria, tachicardia passando da sdraiati a seduti.
Cosa succede nel corpo dei Long Haulers?
Eppure, il virus non dovrebbe esserci più ma, da quanto emerge dallo studio, è come se piccole quantità di esso si nascondano in altri organi (si è stimato che dopo oltre 6 mesi, il virus sia rimasto attivo nell’intestino del 50% dei long haulers ma loro sono comunque non infettivi). Quindi, il sistema immunitario continua ancora a rilevare la presenza di molecole infettive, seppur minima, e ciò comporta che i mastociti e i macrofagi continuano a secernere citochine, i nostro segnali d’allarme biologici che qualcosa non va, perciò è come se il corpo continuasse a combattere “pesantemente” la guerra contro il virus.
Inoltre, questo potrebbe spiegare anche l’eventuale “ricaduta” e ri-positività al Covid dopo mesi in alcuni soggetti. Bene, quindi non si guarisce mai dal Covid? Assolutamente non è questo l’obiettivo di questo studio ma vuole dare una spiegazione biologica ai sintomi e, conoscendo la causa, i medici sono in grado di stabilire il trattamento più idoneo; in particolare questo fenomeno è molto simile alla “mast cells activation syndrome”.
Sindrome da attivazione mastocitaria: una malattia poco conosciuta
Dunque, sembrerebbe che ci siano similitudini tra i sintomi post Covid e la sindrome da attivazione mastocitaria per la quale si dimostra un alterato comportamento dei mastociti, cellule immunitarie che normalmente rilasciano sostanze durante il processo infiammatorio quali eparina (anti-coagulante) e istamina che aumenta la permeabilità vasale, permettendo l’arrivo delle altre cellule immunitarie quali eosinofili, neutrofili, monociti, linfociti T, e delle piastrine nel focolaio di infiammazione per attaccare l’antigene o, nel caso di infezione, il patogeno.
Tuttavia, nella sindrome la cui diagnosi è relativamente nuova e si ritiene sia sotto diagnosticata, si riscontra una ipersensibilità per la quale i mastociti rilasciano più sostanze del necessario e ne consegue una cronicizzazione di infiammazione e dolore, in cui i mastociti rimangono sempre in stato di allerta, anche in assenza di batteri o agenti irritanti.
Purtroppo, per questa malattia non esiste una cura definitiva ma in aiuto arrivano i farmaci anti-istaminici, antinfiammatori non steroidei, etc.. che, però, non curano la sindrome ma i sintomi associati. Ovviamente, questo non vuole sottolineare che i soggetti che hanno contratto il Covid sono destinati a sviluppare questa patologia ma evidenzia gli effetti simili “temporanei” che le due hanno e getta le basi per poter trovare una soluzione per tornare alla vita di sempre.