Pochi giorni da l’azienda farmaceutica Eli Lilly ha dato l’annuncio dell’inizio del primo studio clinico al mondo di un farmaco specifico per il combattere il coronavirus SARS-CoV-2. Questo potenziale trattamento, sviluppato in collaborazione con l’azienda AbCellera ed il Centro di ricerca sui vaccini presso l’Istituto nazionale americano di allergie e malattie infettive, è basato sugli anticorpi ed i risultati della fase 1 della sperimentazione sono attesi già per la fine di giugno.
È la prima terapia customizzata proposta per COVID-19.
Afferma Carl Hansen, cofondatore e CEO di AbCellera.
Se da un lato lo sviluppo di un vaccino contro il coronavirus sta procedendo rapido e senza sosta, dall’altro non è possibile escludere l’esigenza di un trattamento farmacologico specifico ed efficace contro questo tipo di virus. Uno dei trattamenti che fino ad ora sembra aver avuto maggior successo è la plasma terapia, che, sebbene i benefici rilevati, potrebbe difficilmente adattarsi ad una produzione su larga scala.
È durato solo 3 mesi il processo che ha portato, dallo scorso 25 febbraio, dall’analisi di un campione di sangue di uno dei primi soggetti guariti dal Covid-19 negli Stati Uniti, allo sviluppo dell’anticorpo, il cui identificativo è LY-CoV555, selezionato per colpire il coronavirus. Sebbene sembra trattarsi del minor tempo mai trascorso tra le prime analisi e la sperimentazione sull’essere umano, per un farmaco basato sugli anticorpi, il procedimento che è stato effettuato non è affatto banale.
Al fine di “setacciare” il campione di sangue, in modo tale da trovare l’anticorpo che fosse maggiormente in grado di attaccare il coronavirus SARS-CoV-2, il primo passaggio è stato quello di impiegare particolati tecniche di micrufluidica per separare ognuna delle milioni di cellule immunitarie presenti nel sangue, ognuna delle quali produce un anticorpo diverso. A questo punto, l’obiettivo è isolare gli anticorpi che meglio si legano al virus, arrivando a selezionarne preliminarmente un totale di 2000. Di questi, 500 sono stati sequenziati, ricreati artificialmente in laboratorio e sottoposti ad una serie di test. Il gruppo è stato via via ristretto fino ad arrivare ad un totale di 24 possibili candidati, tra cui compariva ovviamente l’anticorpo LY-CoV555, selezionato dopo ulteriori test sia in vitro che in vivo su animali.
Questo anticorpo va ad attaccare in maniera selettiva le proteine spike presenti sulla superficie del virus, le stesse che gli consentono di legarsi alle cellule umane, permettendo la neutralizzazione del coronavirus. Il farmaco che ne risulta, quindi, oltre a poter essere utilizzato come effettivo trattamento, potrebbe anche essere impiegato a scopo preventivo.
L’attuale fase di sperimentazione consiste in uno studio controllato (con placebo) randomizzato che coinvolge 32 pazienti ricoverati, a causa del Covid-19, in vari centri ospedalieri negli Stati Uniti. In caso di esito positivo, la sperimentazione verrebbe aperta ad una popolazione di pazienti più vulnerabili, che solitamente non sono ottimi candidati per i vaccini, al fine di valutarne anche la funzione di prevenzione.
L’obiettivo è rendere disponibili diverse centinaia di migliaia di dosi entro la fine dell’anno.
Afferma Daniel Skovronsky, direttore scientifico di Eli Lilly.