Recentemente, si sono svolti gli Start Cup Campania, un concorso promosso sia dal sistema universitario che dalla regione campana per premiare l’innovazione. Ricercatori, studenti, dottorandi, assegnasti, docenti e impiegati tecnico-amministrativi provenienti dai sette atenei presenti nella regione Campania, hanno partecipato al concorso, ma solo 11 progetti sono arrivati alla finale regionale, che si è tenuta presso “Piazza del Plebiscito”, nel contesto di #FuturoRemoto2016.
La start-up vincitrice, prima in assoluto nella sezione biomedica e seconda tra tutte le start-up partecipanti, è stata la KYME, un’idea imprenditoriale napoletana nata dai ricercatori del Center for Advanced Biomaterials for Health Care.
Il team, formato da Enza Torino( capoteam), Donatella Vecchione, Maria Russo e Alfonso Maria Ponsiglione, aveva come scopo quello di voler superare e migliorare gli attuali mezzi di contrasto che vengono utilizzati nell’imaging diagnostico.
Close-Up Engineering ha intervistato Enza Torino, la capoteam della start-up vincitrice.
“L’ idea imprenditoriale proposta si chiama KYME e vuole contribuire al miglioramento dell’Imaging Diagnostico attraverso l’utilizzo di nanotecnologie innovative”
spiega Enza
“ Kyme vuole rendere disponibili dettagli altrimenti non accessibili con i mezzi di contrasto attualmente in uso negli Ospedali e nei Centri diagnostici pubblici e privati.”
L’idea della Kyme è nata con l’intento di mettere a disposizione del bisogno sociale la conoscenza e l’esperienza nel campo dei biomateriali: l’obiettivo principale, infatti, è stato quello di voler dare una svolta totale nell’utilizzo dei mezzi di contrasto nella diagnostica, specialmente per quanto riguarda la loro applicazione in ambito clinico nella Risonanza Magnetica (RMN). Tutt’oggi, infatti, questi mezzi sono limitanti, sia per quanto riguarda gli effetti collaterali, sia per la risoluzione finale delle immagini, sia per l’assenza di selettività degli organi o specifiche patologie, irrorando anche sezioni anatomiche non necessarie.
“Ad oggi, Kyme è uno spin-off project dell’Istituto Italiano di Tecnologia. L’idea è stata sviluppata presso il “Center for Advanced Biomaterials for Healthcare” (IIT@CRIB) di Napoli, coordinato dal prof. Paolo Antonio Netti , in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”,
spiega sempre la capoteam
“Il progetto è strettamente legato all’attività di ricerca dei centri coinvolti ed è finalizzato alla produzione di prodotti medici iniettabili per la Risonanza Magnetica (RM).”
Al che, la domanda è sorta spontaneamente: in cosa si differenzia la vostra sostanza per RMN rispetto a quelle utilizzate attualmente?
“Il prodotto è ottenuto combinando i biomateriali approvati dalle principali Agenzie responsabili della regolamentazione dei farmaci (EMA, FDA, AIFA) con i Mezzi di Contrasto già in uso clinico, migliorandone l’efficacia.”
risponde Enza
“Ad oggi, infatti, non esistono in commercio prodotti simili e che, in aggiunta, possono essere ingegnerizzati e resi selettivi per uno specifico organo e/o patologia.”
Ma non finisce qui. I prodotti della Kyme, infatti, oltre ad avere ottenuto prestazioni RMN amplificate, sono anche “ready to use”, ossia non hanno bisogno di ulteriori purificazioni prima del loro utilizzo, aspetto fondamentale per ridurre tempo e costi nel processo.
“I prodotti KYME sono realizzati attraverso un processo di microfluidica brevettato che sfrutta l’accurato controllo della miscelazione di flussi all’interno di micro-canali. Il brevetto, depositato nel Dicembre 2015, è stato attualmente esteso agli stati europei ed extra europei.”
La vittoria nella competizione delle Start-up è stata sicuramente un successo, in quanto ha permesso al team di essere ammesso direttamente al Premio Nazionale per l’Innovazione #PIN2016, che si terrà a Modena il 1 e 2 Dicembre. “Intanto, siamo in attesa di ricevere i risultati del processo di selezione per la nostra candidatura al Programma di Accelerazione Bioupper nato dalla partnership tra la Novartis e Fondazione Cariplo.”
Non solo prosegue l’attività del team nel crescere come start-up nel campo del business, ricercando anche investitori nazionali e internazionali, ma continua anche la loro attività di ricerca e sviluppo nel campo della nanomedicina e dell’ottica, per un miglioramento del prodotto.
“Finora eravamo preparati a rispondere sull’aspetto scientifico dei nostri progetti ma non pronti a divulgare l’idea per fini di business. In tal senso, l’esperienza della prima fase di accelerazione nella competizione è stata formativa, poichè ci ha fornito gli strumenti per portare avanti la nostra idea non solo da un punto di vista di ricerca ma anche da quello imprenditoriale.” “Dubitavamo sulla effettiva possibilità di acquisire competenze in breve tempo e partecipare ad una competizione di settore, vincendola. Nonostante ciò, abbiamo creduto fino in fondo nella nostra idea, consapevoli di dover concorrere con tanti altri validi progetti che hanno stimolato il nostro entusiasmo nella preparazione del pitch e del business plan.”
conclude Enza.