Diagnostica

Uno “stent intelligente” che monitora il restringimento delle arterie

Nonostante la moltitudine di stent impiantati ogni anno in tutto il mondo, la complicazione più comune, chiamata restenosi intrastent, rappresenta ancora un rischio significativo per i pazienti. Ora, un team di ricercatori della University of British Columbia (UBC) ha sviluppato un tipo di “stent intelligente” che permette di monitorare piccoli cambiamenti del flusso sanguigno all’interno dell’arteria, rilevando così il restringimento nella sua fase iniziale. La ricerca è stata pubblicata in Advanced Science.

Il prototipo del dispositivo è stato testato con successo in un modello suino. Lo stent ha mostrato la sua efficacia nel diagnosticare in modo veloce e non invasivo la restenosi ed è compatibile con la procedura angioplastica standard.

La restenosi intrastent: una complicanza da non sottovalutare

Schema concettuale dello stent e del suo funzionamento.

I disturbi cardiovascolari sono tra le principale cause di mortalità in tutto il mondo. Tra le principali patologie vascolari troviamo l’aterosclerosi, l’indurimento dei vasi sanguigni, causato da un accumulo di placca sulla parete arteriosa, che progressivamente restringe le arterie ostruendo il flusso sanguigno e quindi interrompendo il normale apporto di ossigeno e sostanze nutritive. Se la condizione si aggrava, può portare ad infarto ed ictus. Uno dei trattamenti più comuni per la riduzione della stenosi è l’utilizzo degli stent: impianti tubolari metallici che, introdotti permanentemente nell’arteria ristretta, vengono fatti espandere per ristabilire il flusso sanguigno.

Sostenuti dalla loro efficacia clinica, ogni anno vengono impiantati milioni di stent. La presenza di uno stent metallico all’interno di un’arteria, tuttavia, può portare ad un’ infiammazione, che provoca una crescita eccessiva del tessuto arterioso. Questo porta un ad un nuovo restringimento nella zona trattata. La probabilità che un paziente incorra in questa complicanza, nota come “restenosi intrastent”, può arrivare anche al 50%. Per prevenire la restenosi in una fase precoce, vengono attualmente utilizzati stent con eluizione di farmaci o stent rivestiti con farmaci in grado di eliminare o ridurre le reazioni di rigetto, tuttavia questi tipi di dispositivi possono aumentare il rischio di trombosi tardiva.

I due metodi utilizzati prevalentemente per identificare la restenosi intrastent nelle arterie, l’ ecografia duplex e l’angiografia, solitamente non vengono eseguiti a meno che i pazienti non presentino dolore al petto o altri sintomi.

Uno stent intelligente

La necessità di un metodo rapido e non invasivo per rilevare la resinosi intrasent ha portato allo sviluppo di  nuovo stent intelligente. Il dispositivo è stato realizzato realizzato alla UBC da un team guidato dal professore di ingegneria elettrica e informatica Kenichi Takahata.

Il dispositivo, costituito da acciaio inossidabile per uso medicale, appare simile alla maggior parte degli stent commerciali. Le componenti principali che lo costituiscono sono due: uno stent induttivo e un sensore di pressione microcapacitativo. Lo stent funziona come un trasduttore di pressione wireless a radiofrequenza in grado di tracciare i cambiamenti emodinamici locali. L’ impianto viene continuamente monitorato attraverso un lettore wireless portatile che invia un avviso se si verifica la restenosi.

Takahata ha riferito che la sua squadra perfezionerà ulteriormente il dispositivo, che verrà testato in studi clinici prima di ottenere l’approvazione commerciale.

Le tecnologie di robusta integrazione elettromeccanica e l’imballaggio biocompatibile sviluppato per il dispositivo attuale possono avvantaggiare lo sviluppo di altri tipi di impianti medici intelligenti.

Sostengono i ricercatori.

Published by
Claudia Svolacchia