Siamo di fronte a un significativo passo avanti nella comprensione e nella lotta contro le malattie infettive, in particolare contro la febbre emorragica della Crimea-Congo (CCHF). Grazie al lavoro di un team di ricerca dell’Università di Padova, partner di INF-ACT, è stata fatta un’importante scoperta su una delle malattie considerate prioritariamente pericolose dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Prima di addentrarci nella scoperta, è fondamentale comprendere la gravità della CCHF. Questa malattia infettiva, la cui letalità può raggiungere il 40% dei casi, è trasmessa principalmente dalle zecche del genere Hyalomma. Sebbene non siano stati registrati focolai in Italia, il virus è presumibilmente presente nel paese e si sta diffondendo lentamente in Europa. La sua capacità di causare epidemie e la mancanza di trattamenti specifici la rendono una minaccia globale.
Il nucleo della ricerca, pubblicato su Nature Microbiology, riguarda l’identificazione del recettore LDLR come meccanismo d’ingresso del virus nelle cellule ospite. Cristiano Salata, professore di Microbiologia e Virologia presso l’Università di Padova, sottolinea l’importanza di questa scoperta, che offre una nuova comprensione su come il virus interagisce con le cellule per infettarle. La conoscenza dettagliata del processo di infezione apre possibilità inedite per lo sviluppo di strategie preventive e terapeutiche.
La ricerca ha beneficiato della stretta collaborazione tra vari enti e università, dimostrando l’efficacia di un approccio congiunto nel campo della ricerca scientifica. Federico Forneris, presidente della Fondazione INF-ACT, evidenzia il valore della rete di collaborazioni istituita per affrontare minacce epidemiche, evidenziando come il monitoraggio congiunto del virus in Italia, da parte dell’Università di Padova e dell’Università di Bari, abbia permesso di avanzare nella conoscenza e nella preparazione contro la CCHF.
L’identificazione del recettore LDLR non solo segna un punto di svolta nella comprensione della febbre emorragica della Crimea-Congo ma apre anche la porta a strategie innovative di intervento. Sebbene la strada verso la creazione di trattamenti efficaci sia ancora lunga, questa scoperta rappresenta un fondamentale passo avanti. Grazie a queste nuove conoscenze, il futuro nella lotta contro la CCHF appare più luminoso, con la speranza di ridurre significativamente l’impatto di questa malattia sulla salute pubblica globale.