Ad oggi, in Italia l’unico mezzo attraverso cui accertarsi la positività al virus covid19 (noto comunemente come coronavirus) è sottoporsi al prelevamento di un tampone naso-faringeo, la cui analisi impiega circa 4-5 ore ma, in cosa consiste questa procedura? Chi può sottoporsi?
Innanzitutto, va ricordato che il prelevamento del campione deve essere effettuato da personale specializzato, obbligato a indossare dispositivi di protezione individuale come il camice impermeabile, gli occhiali, la visiera protettiva, la cuffia per la raccolta dei capelli, i guanti monouso e mascherine classe FFP2 o FFP3 per garantire la protezione da eventuali aerosol in sospensione nell’aria.
Successivamente, l’operatore sanitario proseguirà con il prelevamento del tampone naso-faringeo, mediante l’uso di due lunghi cotton fioc che verranno inseriti rispettivamente nelle narici e nella gola, cercando di andare più in fondo possibile.
In realtà, il tampone per il coronavirus può essere effettuato anche sull’escreato, ovvero il muco che viene espulso dalle vie aeree inferiori ma questa tipologia di materiale biologico non è spesso utilizzata perché il covid19 è responsabile di tosse secca e non tosse grassa.
Una volta ottenuto il campione che, verrà messo in un apposito imballaggio per il trasporto in sicurezza, e buttato il resto nel contenitore per rifiuti a rischio infettivo, di cui tutti i laboratori di biologia molecolare sono dotati, si passa all’analisi del materiale biologico.
La prima fase dell’analisi consiste nell’estrarre degli acidi nucleici per individuare la presenza dell’RNA (l’acido ribonucleico) virale attraverso strumenti di biologia molecolare già usati per studiare virus e/o batteri.
Una volta ottenuto l’RNA dal campione biologico, si procede con la fase definita di screening cioè l’individuazione della presenza di un virus della famiglia dei Coronavirus, di cui il SARS-CoV-2, responsabile dell’infezione COVID-19, fa parte attraverso la tecnica di amplificazione RT-PCR real time e il cui esito, oltre al classico positivo/negativo, può essere di “debolmente positivi” qualora la presenza di RNA virale compaia dopo tanti cicli di amplificazione.
Se questa fase è positiva, si procede alla ricerca dei marcatori genetici specifici del SARS-CoV-2, cioè di quella parte dell’RNA virale stabile, non sottoposta a mutazioni che caratterizza la specie.
Inoltre, si stima che si è grado di testare tra i 20 e i 60 campioni contemporaneamente con un grado di specificità quasi del 100% (capacità del test di individuare un soggetto sano che risulterà negativo) e un livello di sensibilità del 99% (capacità che un soggetto malato risulti effettivamente un positivo).
Tuttavia, queste stime diminuiscono se il tampone viene effettuato prima che il paziente esprima una carica virale adeguata, quindi almeno dopo 48 ore dalla comparsa dei sintomi, ha dichiarato il professor Pierangelo Clerici, Presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani e Direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio e Biotecnologie Diagnostiche della Asst Ovest Milanese.
Nelle linee guida stabilite dall’Organizzazione Mondiale di Sanità (OMS) è dichiarato che il tampone per valutare la positività al covid19 deve essere effettuato su soggetti sintomatici che sono entrati in contatto con persone risultate positive oppure, in ambito ospedaliero, i contatti del paziente positivo anche in assenza di sintomi.
Tuttavia, è di qualche giorno fa la notizia del presidente della regione Veneto di voler fare tamponi a tutta la popolazione veneta ma, estendere una cosa del genere a tutta Italia potrebbe essere funzionale?
Seppur la gente potrebbe sentirsi più tranquilla nel risultare negativa al tampone, va ricordato che questo non implica essere immuni, oltre al fatto che un test effettuato su un asintomatico potrebbe risultare negativo pur essendoci il virus a causa di una bassa carica virale o perché il test è stato effettuato troppo presto.
Inoltre, c’è da sottolineare l’incompatibilità di tale soluzione con i mezzi che abbiamo, se tutti gli italiani venissero sottoposti al tampone, la quantità di informazioni da analizzare sarebbe talmente elevata da rallentare l’intero sistema sanitario italiano, già abbastanza in difficoltà.
Per questo motivo, si cerca anche di trovare soluzioni per permettere a tutti quanti la diagnosi del covid-19, in tempi brevi e con costi contenuti, come con il prototipo di Rothberg.