Telemedicina: un nuovo modo di porre la scienza al servizio dell’individuo
Articolo a cura di Michele Palasciano.
Viviamo in un momento storico molto particolare: la pandemia da COVID-19 segnerà per sempre l’umanità e sicuramente cambierà radicalmente il modo di intendere la medicina da parte dell’essere umano. Ippocrate sicuramente non avrebbe mai immaginato ciò che l’essere umano avrebbe potuto sviluppare nel corso dei secoli. Era impensabile tempo fa prevedere tutto ciò che oggi la scienza medica è in grado di fare: l’integrazione con tecnologie di alto livello rende possibile sofisticati livelli di cura. Oggi abbiamo a disposizione un ampio background di tecnologie mediche, dispositivi elettromedicali di ultimissima generazione, fino ad arrivare a sistemi di cura sempre più mirati e personalizzati.
La telemedicina si integra perfettamente in un contesto del genere e sarà parte integrante della sanità mondiale per i prossimi anni. Chiunque resterà indietro rispetto a tale modello assistenziale probabilmente sarà escluso anche dal progresso medico e indubbiamente dal mercato che via via vedrà sempre più sistemi e-health a capo della cura medica.
Che cos’è la telemedicina
Cerchiamo dunque di partire dalla definizione che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) già nel 1997 aveva stabilito:
“La telemedicina è l’erogazione di servizi sanitari quando la distanza è un fattore critico, per cui è necessario usare, da parte degli operatori, le tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni al fine di scambiare informazioni utili alla diagnosi, al trattamento ed alla prevenzione delle malattie e per garantire un’informazione continua agli erogatori di prestazioni sanitarie e supportare la ricerca e la valutazione della cura”.
La telemedicina, intesa come nuovo modello sanitario assistenziale, si pone dunque i seguenti obiettivi:
- migliorare qualitativamente l’assistenza sanitaria, favorendone la continuità sul territorio;
- diffondere servizi di cure, diagnosi e consulenza medica anche a distanza, consentendo il decentramento dell’attività sanitaria;
- monitorare costantemente i parametri vitali, al fine di prevenire l’insorgenza di complicazioni in pazienti affetti da patologie croniche.
Situazione attuale: il ruolo della telemedicina nella lotta al Covid-19
In seguito alla diffusione del virus SARS-CoV-2 in molte regioni italiane il rapporto ospedale-territorio non si è rivelato accurato come doveva essere. È nei momenti in cui sopraggiungono patologie come questa che vengono evidenziate le crepe nell’interazione tra ospedale e territorio, con conseguenze medico-legali e sanitarie (tra cui lo sviluppo di nuovi sistemi di cura sperimentati). Il ruolo della telemedicina ha un’importanza fondamentale nella gestione dei pazienti Covid: il paziente guarito o asintomatico ha esigenze di gestione teledomiciliare imprescindibili per evitare il reinfettarsi o l’infettare legato ad una patologia nuova, di cui non sappiamo ancora in toto l’evolversi della malattia. In questo modo vi è un rapporto diretto tra paziente e medico (generale o specializzato) a domicilio, perfettamente monitorato e gestito dal sistema sanitario come se il paziente fosse in ospedale.
In un paziente positivo asintomatico bisogna capire come la patologia possa progredire attraverso strumenti remoti che misurano parametri come la temperatura corporea, la frequenza respiratoria e la saturazione di ossigeno, la frequenza cardiaca collegata alla frequenza respiratoria e altri parametri raffinati non cruciali (pressione arteriosa, ECG digitalizzato). Intervenendo tardi è più difficile controllare la malattia: un monitoraggio continuo a domicilio della malattia fa sì che un’eventuale progressione venga subito catturata in un contesto assistenziale-terapeutico. Ciò è importante anche dal punto di vista medico-legale come qualità di cura assistenziale al paziente.
Il monitoraggio del paziente dimesso guarito clinicamente con sintomatologia è fondamentale: il potenziale guarito potrebbe essere ancora infetto oltre a poter manifestare delle ricadute. Dunque conviene continuare a valutare i parametri del paziente anche in fase post-ospedaliera. Tutto ciò per restituire una persona sana “ad integrum” nella società.
In questo periodo sono stati segnalati anche molti casi di pazienti con urgenze svincolate dal COVID-19: a causa dell’assenza di codici rosso nel pronto soccorso molti infarti sono stati gestiti malamente a domicilio. Il monitoraggio di questi pazienti è altrettanto cruciale in assenza di un rapporto fisico negli ospedali con il medico. Bisogna quindi programmare un percorso assistenziale-domiciliare anche per intervenire nella patologie “tradizionali” e ristabilire un contatto continuo con il medico.
Prospettive future
L’emergenza sanitaria posta dalla pandemia di COVID-19 ha accelerato le applicazioni e le necessità di sviluppo della Telemedicina. Nell’ottica di limitare il più possibile le occasioni di contagio dei medici curanti e la diffusione del virus legata agli spostamenti degli assistiti, i protocolli operativi licenziati dalle principali associazioni mediche prevedono il ricorso a strumenti di rilevazione dei parametri vitali e device di comunicazione per la gestione e il monitoraggio domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19. La cura a distanza dei pazienti non sarà tuttavia solo una problematica emergenziale, ma diventerà uno strumento quotidiano in molti ambiti del settore sanitario, a cominciare dalla Medicina Generale.
Non ci resta che sperare che vengano forniti maggior incentivi economici ed organizzativi al fine di proporre la telemedicina come principale strumento assistenziale, da affiancare (e non sovrapporsi!) al classico iter procedurale della medicina attuale. Ricordiamo che la telemedicina deve essere intesa come uno strumento di supporto, in grado di mirare all’efficienza della diagnosi e cura medica, non avendo alcuna pretesa di sovrapporsi al contatto diretto medico-paziente.