Torino, impiantato stimolatore Aspire che blocca epilessia in una bambina di 4 anni
Un sistema molto simile ad un pacemaker cerebrale il cui compito è quello di modificare reattività delle cellule nervose nelle zone cerebrali interessate dall’epilessia
Per la prima volta in Italia è stato eseguito un intervento neurochirurgico innovativo volto a bloccare sul nascere l’epilessia farmacoresistente. L’operazione è avvenuta presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino.
Per farmacoresistenza si indica la mancata risposta ai farmaci o la perdita della loro efficacia, condizione che interessa il 20-40% dei casi di epilessia.
L’epilessia è una malattia invalidante, caratterizzata dall’insorgenza accessuale di sintomi motori e psichici, dalla perdita di contatto con l’ambiente fino al coma, senza che il paziente possa far nulla per arrestarli.
Un approccio che ha mostrato effetti positivi in tali condizioni è l’utilizzo di tecniche di neurostimolazione: Vagal Nerve Stimulation (stimolazione del nervo vago) e Deep Brain Stimulatione (stimolazione cerebrale profonda), meglio note con le loro sigle VNS e DBS. Esse sono in grado di dominare gli attacchi epilettici attraverso microimpulsi elettrici che quietano le cellule nervose responsabili dello scatenarsi della crisi, svolgendo la stessa funzione dei farmaci attraverso un’azione fisica, piuttosto che chimica.
L’intervento effettuato a Torino ha visto l’impianto di un rivoluzionario stimolatore chiamato Aspire. Si tratta di un sistema molto simile ad un pacemaker cerebrale il cui compito è quello di modificare reattività delle cellule nervose nelle zone cerebrali interessate dall’epilessia mediante la stimolazione costante del nervo vago.
L’impianto è stato realizzato su una bimba di 4 anni di Milano. Questo sistema, rispetto ai precedenti, è in grado di bloccare la crisi epilettica sul nascere, erogando un quantitativo maggiore di stimoli proprio all’inizio della crisi.
Aspire è quindi in grado di riconoscere autonomamente l’inizio della crisi epilettica studiando l’elettrocardiogramma (dal momento che la crisi corrisponde ad un aumento della frequenza cardiaca) prodotto da un sistema incorporato.