Trapianto di mano: la protesi bionica nuovo gold-standard?
Il trapianto di mano è un trattamento destinato a persone che hanno subito l’amputazione traumatica o chirurgica di una o entrambe le mani, o che sono nate con gravi deficit di funzionamento delle stesse. Nel corso di questa procedura il paziente riceve una o entrambe le mani da un donatore, Il complicato intervento chirurgico prevede l’anastomosi di vasi sanguigni, nervi, vasi linfatici e il ricongiungimento dei muscoli e della cute. Essendo una procedura estremamente specialistica viene eseguita solo in pochi centri specializzati sparsi nel mondo.
Trapianto di mano
Il trapianto di mani, a differenza di altri tipi di trapianti, e similmente al trapianto di rene, non è una procedura salvavita. Infatti il paziente non va incontro a morte nel caso questo non si dovesse realizzare. Il motivo per cui viene fatto è quello di permettere un netto miglioramento della qualità della vita del ricevente nel lungo periodo, pagando il prezzo di una terapia immunosoppressiva e fisioterapica per il resto della vita.
Il paziente che desidera sottoporsi alla procedura deve prima passare attraverso una rigida selezione per aumentare le possibilità di successo dell’intervento. Gli esami da svolgere sono numerosi e spaziano tra analisi del sangue complete, test di imaging strumentale (Rx, Tc, risonanza magnetica), valutazione della funzione residua dei nervi negli arti amputati.
I candidati che risultano idonei entrano in una lista di attesa e sono chiamati in base alla compatibilità con gli arti disponibili, considerando la corrispondenza fra il colore della pelle, la dimensione e il gruppo sanguigno.
Chi può avere accesso al trapianto di mano
I criteri su cui si basa la selezione sono numerosi, mirati a stabilire la perfetta, o quasi, compatibilità tra ricevente e donatore. Alcuni criteri per i riceventi sono:
- Età compresa fra 18 e 69 anni;
- Amputazione dell’arto al disotto della spalla;
- Anamnesi patologica negativa per HIV ed epatite C;
- Possibilità di assumere farmaci immunodepressivi dopo l’intervento;
- Nessuna storia di cancro per almeno i precedenti 5 anni;
- Consenso a rimandare una possibile gravidanza di almeno un anno.
Il caso di Shreya Siddanagowder
In un incidente su un autobus, avvenuto nel 2016 in India, una ragazza di 18 anni, Shreya Siddanagowder, ha perso entrambe le braccia, poco al disopra del gomito. L’anno successivo, nel 2017, la ragazza si è sottoposta ad un’operazione durata 13 ore, presso il Manipal Institute of Technology di Karnataka (India), effettuata da una squadra di 20 chirurghi e 16 anestesisti. Le braccia trapiantate erano di un ragazzo di 21 anni, più alto di lei e di carnagione più scura, ma con lo stesso gruppo sanguigno, morto in seguito ad un incidente in bicicletta.
Questo specifico caso è rilevante in quanto si tratta del primo trapianto bilaterale avvenuto in Asia, e del primo caso al mondo di un trapianto di mani da donatore di sesso differente rispetto al ricevente.
Nel corso del successivo anno e mezzo grazie alla fisioterapia il controllo motorio sulle sue nuove mani è migliorato molto, come i medici si aspettavano. Sono avvenuti, però, anche degli eventi inaspettati per la natura innovativa dell’intervento stesso. Infatti, le mani sono diventate gradualmente più snelle e il colore della pelle ha progressivamente cominciato a cambiare diventando più chiara fino a corrispondere alla carnagione del resto del corpo.
Il cambio del colore delle mani dopo il trapianto
I dottori che hanno avuto in cura la giovane Shreya hanno ipotizzato che il fenomeno sia dovuto al fatto che il suo corpo produce meno melanina di quanto non facesse quello del donatore. Il tono della pelle dipende principalmente da un ormone rilasciato a livello ipofisario chiamato MSH. Esso stimola la produzione della melanina da parte dei melanociti, cellule specializzate che si trovano nel derma. E’ improbabile che la grandezza di questi ultimi e il loro numero possano essersi modificati al seguito del trapianto, quello che si ipotizza sia cambiato è invece la loro attività.
Nelle persone con una carnagione più scura i melanosomi sono molto grandi e particolarmente ricchi di melanina, mentre nelle persone con una carnagione più chiara i melanosomi sono più piccoli e contengono meno melanina.
Laggi anche: Rivoluzione nel mondo delle protesi: il paziente potrà controllarla
Il cambio della forma delle mani dopo il trapianto
Qualche anno dopo le mani della giovane Shreya Siddanagowder hanno anche acquisito delle “caratteristiche più femminili”, risultando più sottili e meno villose rispetto alle mani di un uomo.
Questo fenomeno sembrerebbe invece correlato al fatto che ci sarebbe una drastica diminuzione nella produzione di testosterone che avrebbe causato la perdita dei peli sul dorso delle mani.
La diminuzione della massa muscolare e il cambiamento della forma si potrebbe ipotizzare sia correlato anche all’uso che viene fatto delle stesse mani: “I nervi hanno iniziato a mandare segnali – il processo è chiamato re innervazione – e i muscoli funzionano in base ai bisogni del corpo” ha detto il Dr. Ketaki Doke, fisioterapista. “I muscoli nelle sue mani hanno iniziato ad adattarsi a un corpo femminile”.
Dal trapianto di mani alla mano bionica
Per quanto il trapinto di mani “umane” sia un intervento innovativo e permetta un netto guadagno di funzione per i pazienti, non è privo di rischi e di complicanze. Al giorno d’oggi non è scontato che venga eseguito. Infatti sono solo un centinaio di pazienti in tutto il mondo ad essere stati sottoposti a questo intervento. Nella maggioranza dei casi si preferisce l’uso degli arti bionici in quanto hanno meno ripercussioni deleterie per il paziente, diretta conseguenza dell’immunodepressione del post operatorio, e poiché permettono lo stesso guadagno di autonomia e funzioni ristabilite che si avrebbero con il trapianto.
Rifiutare il trapianto di mano per una mano bionica: perché?
Un caso unico è ad esempio quello di Walter Visigalli, 48 anni, il primo uomo al mondo che dopo aver subito un trapianto di mano ha deciso di rinunciarvi in favore di una protesi di mano bionica, a causa di due reazioni di rigetto acuto che hanno messo in pericolo la sua vita. Gli interventi sono stati eseguiti presso l’Istituto Italiano di Chirurgia della Mano a Monza mentre la protesi è stata realizzata da un’azienda con sede a San Marino, internamente in titanio e carbonio, rivestita con uno strato esterno in silicone.
Così il chirurgo Marco Lanzetta commenta: “L’utilizzo di questa protesi di mano bionica apre importantissimi scenari per le persone che subiscono amputazioni di arti, e che potrebbe far diventare il trapianto di mano, se fatto in giovane età̀, una misura temporanea, nel caso vi siano effetti collaterali di rigetto o cali di funzione, come avvenuto per Walter, che a soli 15 giorni dal ‘trapianto’ di questa mano, è in grado di compiere gesti e azioni come scrivere, guidare e lanciare una palla, che dopo il trapianto era stato capace di raggiungere dopo un anno di lavoro” .
Articolo a cura di Angelo Nicotra