Innovazione

Trapianto di organi, una nuova tecnica per rigenerare i polmoni danneggiati

Sebbene la frontiera del trapianto di organi sia in continua evoluzione, basti pensare all’introduzione di tecniche di chirurgia robotica o a nuovi sistemi per una prolungata conservazione degli organi prelevati, uno dei principali problemi ancora da superare è quello delle liste di attesa. Se si parla di trapianto di polmoni la rivista STAT riporta come solo il 20% dei polmoni espiantati dai donatori soddisfino i criteri medici per il trapianto. L’organo infatti, potrebbe non essere compatibile con il soggetto ricevente, oppure potrebbe essere troppo danneggiato per essere riutilizzato.

Mentre si aspettano metodi, per il momento futuristici, di creazione di tessuti e organi in laboratorio, un team di ricercatori provenienti dal Vanderbilt University Medical Center (VUMC) e dalla Columbia University ha raggiunto un nuovo importante traguardo: non solo è riuscito a conservare per ben 24 ore i polmoni dopo l’espianto, è riuscito anche a “rigenerarli” rendendoli così teoricamente idonei per il trapianto.

“Se potessimo migliorare il tasso di accettazione del 20% e portarlo a un tasso di accettazione del 40% o del 50%, elimineremmo sostanzialmente la nostra lista d’attesa e potremmo effettivamente consentire il trapianto a più persone.” Afferma l’autore dello studio Matthew Bacchetta, della Vanderbilt University.

Un aiuto dal mondo animale per la rigenerazione dei polmoni

L’attuale standard per la conservazione dei polmoni in attesa di trapianto è la Ex Vivo Lung Perfusion (EVLP), che consiste in un supporto meccanico capace di preservare l’organo fino a circa 8 ore, con però scarsa capacità di rigenerarlo. La nuova tecnica utilizzata in questo caso, come riportato nella pubblicazione sulla rivista Nature Medicine, consiste nel collegare i polmoni espiantati al sistema circolatorio di un maiale; si può parlare infatti di cross-circulation cross-species. In pratica, il sangue viene scambiato dalle arterie e dalle vene del collo del maiale mentre un ventilatore meccanico pompa aria nei polmoni.

“Improvvisamente, (i polmoni) si trovano attaccati a un fegato e ad un intestino funzionante. Non dobbiamo preoccuparci della regolazione del glucosio perché c’è un pancreas. Tutti questi metaboliti che si formano sono ora eliminati. Abbiamo usato un trattamento immunosoppressivo standard, abbiamo preso questi polmoni non idonei al trapianto e dimostrato che potremmo effettivamente conservarli e migliorarli.” Afferma Bacchetta.

Meccanismo di collegamento tra i polmoni e il maiale. Credits: Nature Medicine

L’esperimento è stato condotto connettendo 5 polmoni umani al sistema circolatorio di un maiale, monitorandone il comportamento per le successive 24 ore. Il maiale ha svolto il ruolo di bioreattore naturale, permettendo ad uno dei 5 campioni, che inizialmente non aveva tratto giovamento da 6 ore di perfusione ex vivo, di rigenerarsi abbastanza da poter arrivare a soddisfare i requisiti per il trapianto.

Prospettive future

La ricerca non si ferma certo qui. Oltre a quanto visto in questa occasione, questo tipo di approccio potrebbe consentire anche di preservare il polmoni al fine di testare nuovi trattamenti terapeutici e studiare nuovi farmaci. Non solo, i ricercatori sono fiduciosi del fatto che la cross-circulation possa essere utilizzata per recuperare altri organi e tessuti umani, inclusi fegato, cuore, reni e arti.

Published by
Jacopo Ciampelli