Chirurgia

Trapianto di trachea completo eseguito per la prima volta al mondo

Dopo ben 30 anni di ricerca, il 13 Gennaio è stato eseguito il primo trapianto di trachea completo. E’ quanto accaduto all’ospedale Mount Sinai di New York. Lo straordinario intervento durato 18 ore ha richiesto l’assistenza di ben 50 specialisti: chirurghi, infermieri e anestesisti. A capo del team c’era il Dr Eric M. Genden, capo del dipartimento di Chirurgia otorinolaringoiatrica e professore di Neurochirurgia e Immunologia dell’ospedale, presso la Icahn School of Medicine. La paziente Sonia Sein, sottoposta al trapianto di trachea, è una donna di 56 anni che aveva subito danni alla trachea a causa di svariate intubazioni, 6 anni fa.

Il trapianto

Il trapianto di trachea è un’operazione molto delicata, perché la trachea è un organo ricco di complessi vasi sanguigni. Dunque i chirurghi hanno prima rimosso la trachea e i vasi sanguigni associati dal donatore. Successivamente, hanno ricostruito la trachea nel ricevente, dai polmoni alla laringe. Hanno, poi, attuato una serie di anastomosi microvascolari. Cioè, hanno collegato i piccoli vasi sanguigni che nutrivano la trachea del donatore con i vasi sanguigni della paziente. Per favorire l’afflusso di sangue alla trachea, i chirurghi hanno impiegato una parte dell’esofago e della ghiandola tiroidea. Tale operazione ha consentito una perfetta rivascolarizzazione, che gli esperti statunitensi hanno ritenuto di successo. Il trapianto di trachea ha consentito di rimuovere la tracheotomia della paziente, così che potesse tornare a respirare attraverso la bocca, per la prima volta dopo sei lunghi anni.

Il parere degli esperti sul trapianto di trachea

A distanza di qualche settimana dall’operazione Sonia si dice rinata, sebbene il Dr Genden si esprima cautamente, in quanto i rischi di rigetto sono ancora elevati. Inoltre, gli esperti sono concordi nel dire che bisognerà effettuare un maggior numero di interventi simili a questo per avere dati certi. “Prima di parlare di una svolta bisogna poter dire che se ne fa un certo numero e la maggior parte vanno bene” commenta il Dr Michele Colledan, direttore del Dipartimento Insufficienza d’organo e trapianto dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo. Il professor Federico Rea, direttore del Centro trapianti di polmone, Azienda ospedaliera di Padova sottolinea: “Dobbiamo essere molto cauti. Come tanti organi trapiantati ci sono una serie di difficoltà da superare. Bisognerà vedere come evolve la trachea”.

Tracheotomia

Fattibilità del trapianto

Dopo il successo del trapianto di trachea a New York sembra che la strada verso ulteriori trapianti simili sia in discesa. In fondo, è pur sempre il frutto di 30 anni di studi. Molteplici sono stati i tentativi negli anni precedenti, ma tutti con scarsi risultati. Il trapianto di trachea, però, non è un intervento che può essere eseguito in ogni caso. Il risultato ottenuto nell’intervento a New York suggerisce che si potrà salvare la vita di migliaia di pazienti in tutto il mondo che hanno problemi alla trachea per i più disparati motivi. Dai difetti alla nascita, alle malattie delle vie aeree non curabili, o, ancora, ustioni, tumori o gravi danni alla trachea da intubazione. E’ importante sottolineare che nei pazienti che hanno subito un danno a segmento breve non è necessario un trapianto, ma si può intervenire con la chirurgia classica. E’, cioè, sufficiente sezionare la parte malata attaccare la trachea sana.

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Trattare i difetti tracheali a segmento lungo

La sperimentazione in corso è pensata per dare speranza ai pazienti con difetti tracheali a segmento lungo. Il Programma del Mount Sinai sottolinea: “Molti di questi pazienti non possono parlare o respirare senza l’aiuto di una tracheotomia. I difetti di lunghezza superiore a 4-5 cm, spesso, non sono gestibili con la ricostruzione chirurgica. Pertanto, il trapianto di trachea rappresenta una soluzione praticabile. I criteri per i possibili candidati al trapianto di trachea sono: persone di sesso maschile o femminile di età compresa tra 18 e 75 anni; difetto tracheale circonferenziale maggiore di 4 cm, comprese le sedi soprasternali, cervicali e toraciche superiori, a causa di intubazione prolungata, cicatrice idiopatica, disturbo autoimmune o trauma; in grado di fornire il consenso informato scritto; con la disponibilità e capacità di completare tutte le procedure di esame e valutazione pre-trapianto”.

Published by
Antonella Barone