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Trapianto di utero con chirurgia robotica: nato il primo bambino

Trapianto di utero con chirurgia robotica: nato il primo bambino

Trapianto di utero con chirurgia robotica: nato il primo bambino Credits: University of Gothenburg

Giorno dopo giorno scopriamo nuove ed importanti applicazioni dei robot chirurgici, che hanno spesso dimostrato di garantire minore invasività e migliori tempi di recupero per il paziente. I ricercatori dell’Università di Gothenburg, già pionieri nella ricerca per il trapianto di utero, hanno dimostrato di poter introdurre questa tecnologia anche in interventi di questo tipo.

Lo scorso aprile, infatti, è nato il primo bambino da una paziente che era stata sottoposta, nell’ottobre 2017, a trapianto di utero con chirurgia robotica.

Si tratta di un passo estremamente importante per lo sviluppo della chirurgia del trapianto uterino e della sua sicurezza. Per la prima volta, abbiamo dimostrato che la tecnica chirurgica assistita da robot, meno invasiva, è praticabile.

Afferma Mats Brännström, a capo della ricerca.

Grandi benefici per il donatore

Chirurgia robotica trapianto utero
Credits: University of Gothenburg

Per ora, un approccio simile è stato applicato solo sul donatore, che solitamente è la madre o la sorella della paziente, o comunque una persona molto vicina. In questo caso la donatrice è stata proprio la madre. L’intervento inizia con cinque incisioni nell’addome, ciascuna di un centimetro, attraverso i quali penetrano gli strumenti robotici. I bracci robotici vengono controllati da due chirurghi, posizionati ai lati del paziente, attraverso un joystick, seguendo il tutto con immagini 3D ingrandite.

Il movimento della mano dal chirurgo viene convertito in un movimento di dimensioni millimetriche nell’addome del donatore, consentendo un’estrema precisione. L’operazione termina con un incisione finale per estrarre l’utero, che va poi ad essere impiantato con tecnica chirurgica tradizionale.

Sebbene la durata complessiva dell’invervento non venga ridotta di molto, tutto ciò si traduce in una serie di benefici per la donatrice: minor perdita di sangue e una più breve degenza ospedaliera.

In futuro, saremo anche in grado di trapiantare l’utero nel ricevente usando la tecnica assistita da robot.

Afferma fiducioso Niclas Kvarnström, chirurgo che si occupa dell’impianto sul ricevente.

Ad oggi risultano essere 15 i bambini nati dopo trapianto di utero, di cui 9 nati proprio in Svezia. Tra questi spicca anche il primo parto avvenuto dopo trapianto effettuato da una donatrice deceduta (in Brasile).