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Tumore ai polmoni nei non fumatori: le statistiche dovrebbero preoccupare anche te | Perché in tanti ne soffrono

Sigaretta spezzata

Tumore ai polmoni nei non fumatori: le statistiche dovrebbero preoccupare anche a te | Perché in tanti ne soffrono (Pixabay foto) - www.sciencecue.it

Il tumore ai polmoni è tipico dei fumatori, ma non solo. Le statistiche parlano chiaro e c’è da preoccuparsi!

Il tumore ai polmoni è tra le patologie oncologiche più diffuse e mortali a livello globale. Colpisce ogni anno milioni di persone e rimane una delle principali cause di morte per cancro. La diagnosi è spesso complessa perché i sintomi si manifestano in fasi avanzate della malattia, quando le opzioni terapeutiche risultano limitate. Questo ritardo diagnostico si riflette nelle statistiche di sopravvivenza, nonostante i progressi fatti nella ricerca.

Il principale fattore di rischio per lo sviluppo del cancro ai polmoni è da tempo riconosciuto nel fumo di sigaretta. Non sorprende quindi che la malattia sia fortemente associata alle persone con una storia di fumo, attivo o passivo. Tuttavia, negli ultimi anni, gli studiosi hanno messo in luce che anche i non fumatori possono sviluppare questa patologia. L’esposizione a sostanze nocive come il radon o l’amianto, o fattori ambientali come l’inquinamento atmosferico, giocano un ruolo significativo.

Il cancro ai polmoni si manifesta in diverse forme, con l’adenocarcinoma che rappresenta la tipologia più comune, specialmente tra i non fumatori. Questo tipo di tumore colpisce le cellule che rivestono i piccoli spazi d’aria nei polmoni, responsabili della produzione di muco. Oltre a questo, esistono altre varianti, come il carcinoma a cellule squamose o quello a piccole cellule, che si presentano con caratteristiche e trattamenti diversi.

Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica ha compiuto notevoli passi avanti nella comprensione dei meccanismi alla base di questa malattia. È sempre più evidente che il cancro ai polmoni può essere causato da fattori genetici o da processi naturali che avvengono all’interno del corpo, anche in assenza di fumo. L’identificazione di queste cause ha permesso di sviluppare terapie mirate e personalizzate, che hanno migliorato significativamente le prospettive di sopravvivenza.

Fattori ambientali e predisposizione genetica

Nonostante il fumo rimanga la principale causa del cancro ai polmoni, si stima che tra il 10% e il 20% dei casi colpisca persone che non hanno mai fumato. Questo solleva la questione di quali siano i fattori scatenanti in questi individui. L’esposizione a fumo passivo, gas radon, amianto e inquinanti atmosferici è considerata una delle principali cause di tumore polmonare nei non fumatori. Anche l’esposizione a sostanze cancerogene negli ambienti di lavoro, come alcune polveri chimiche o metalli, aumenta il rischio.

Un altro aspetto da considerare è la predisposizione genetica. Mutazioni specifiche, come quelle del gene EGFR, sono più comuni nei non fumatori e possono portare allo sviluppo della malattia. Queste scoperte hanno aperto la strada a trattamenti mirati, che rappresentano una svolta nella gestione del cancro ai polmoni, soprattutto nei pazienti che presentano determinate mutazioni genetiche.

Sigaretta
Tumore ai polmoni nei non fumatori: le statistiche dovrebbero preoccupare anche a te | Perché in tanti ne soffrono (Pixabay foto) – www.sciencecue.it

I dati nel 2024

Le previsioni per il 2024 in Spagna indicano un aumento dei casi di cancro, compreso quello al polmone. Secondo i dati, si stima che nel Paese verranno diagnosticati 286.664 nuovi casi di cancro, un incremento del 2,6% rispetto all’anno precedente. Sebbene l’invecchiamento della popolazione sia in parte responsabile di questa crescita, la prevalenza del tumore ai polmoni nelle donne è destinata a triplicarsi, alimentata principalmente dal crescente consumo di tabacco tra la popolazione femminile.

Questo incremento non è limitato ai nuovi casi, ma anche ai tassi di mortalità. Il tumore ai polmoni è diventato una delle principali cause di morte in Spagna, nonostante i progressi nel trattamento. Tuttavia, è importante notare che la sopravvivenza a lungo termine sta migliorando: oltre il 60% dei pazienti ora sopravvive almeno cinque anni dopo la diagnosi, un dato promettente che riflette i successi delle nuove terapie personalizzate e della diagnosi precoce.