Tumore al pancreas: cos’è, sintomi e cause della malattia di Eleonora Giorgi
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Tumore al pancreas (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it
Una malattia silenziosa e insidiosa: il difficile percorso della diagnosi di tumore al pancreas e le sfide della ricerca.
Il tumore al pancreas è una delle malattie più subdole in assoluto. Il problema principale? Spesso non dà segnali evidenti fino a quando non è troppo tardi. Il pancreas è un organo lungo circa 18-20 cm, nascosto in profondità nell’addome, proprio dietro lo stomaco. Si divide in tre parti: la testa, la sezione più larga vicino all’intestino tenue; il corpo, che si trova al centro; e la coda, la parte più sottile che arriva quasi fino alla milza.
È un organo fondamentale per la digestione e il metabolismo, perché produce enzimi digestivi e ormoni come l’insulina e il glucagone, che regolano la glicemia. Insomma, un piccolo laboratorio chimico che lavora senza sosta. Ma cosa succede quando qualcosa va storto? Nel caso del tumore pancreatico, alcune cellule iniziano a moltiplicarsi senza controllo, dando origine a una massa tumorale.
La forma più comune è l’adenocarcinoma duttale, che si sviluppa nei dotti del pancreas, cioè nei “canali” che trasportano gli enzimi digestivi. Il vero problema è che questa malattia è un vero e proprio “killer silenzioso”: non dà sintomi chiari nelle fasi iniziali e spesso viene scoperta solo quando il tumore si è già diffuso altrove, come fegato o polmoni.
Questo rende il tumore al pancreas particolarmente insidioso. Nella maggior parte dei casi, la massa si sviluppa nella testa dell’organo (circa il 70% delle volte), ma esistono anche tumori nel corpo o nella coda. Un’altra variante, più rara, è quella dei tumori neuroendocrini, che si sviluppano dalle cellule che producono ormoni, come quelle delle isole di Langerhans. Rispetto all’adenocarcinoma, questi tumori hanno caratteristiche diverse e, spesso, anche un decorso meno aggressivo.
Le cause
Nel 2022, solo in Italia, sono stati diagnosticati circa 14.500 nuovi casi di tumore al pancreas. Purtroppo, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi resta drammaticamente bassa: appena l’11% negli uomini e il 12% nelle donne. La malattia, infatti, viene scoperta tardi e spesso non è operabile. Per questo motivo, la ricerca scientifica sta cercando nuove strategie per migliorare sia la diagnosi precoce che i trattamenti disponibili.
Alcuni fattori di rischio sono ormai ben noti. Il fumo di sigaretta, ad esempio, è considerato uno dei principali responsabili: i fumatori hanno un rischio doppio di sviluppare questa neoplasia rispetto ai non fumatori. Anche l’obesità, la sedentarietà e un’alimentazione squilibrata (troppi grassi e proteine animali) sembrano giocare un ruolo importante. E poi c’è la componente genetica: chi ha casi di tumore al pancreas, al seno o al colon in famiglia può avere un rischio più alto, specialmente se ci sono mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2. Insomma, una combinazione di fattori ambientali e predisposizione genetica che rende difficile la prevenzione.
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I sintomi e il caso di Eleonora Giorgi
Il caso di Eleonora Giorgi ha riportato l’attenzione su questa malattia. L’attrice, che purtroppo ci ha lasciati il 3 marzo 2025, aveva annunciato pubblicamente di essere affetta da tumore al pancreas, raccontando la sua esperienza e la sua lotta contro la malattia. Un gesto coraggioso che ha acceso i riflettori su un problema spesso sottovalutato. Il tumore, purtroppo, è stato diagnosticato in fase avanzata, come accade nella maggior parte dei casi. Questo perché i sintomi di questa patologia non sono sempre chiari e possono variare a seconda della posizione del tumore nel pancreas. Quando compaiono, possono includere perdita di peso improvvisa, calo dell’appetito, ittero (colorazione gialla della pelle e degli occhi), dolore alla parte superiore dell’addome che può irradiarsi alla schiena, debolezza, nausea e vomito. In alcuni casi, il tumore può anche causare l’insorgenza di diabete, poiché il pancreas smette di produrre correttamente l’insulina.
La storia di Eleonora Giorgi ha suscitato un’ondata di affetto e solidarietà, ma ha anche sollevato interrogativi importanti: perché si scopre sempre troppo tardi? Cosa si può fare per migliorare la diagnosi? Attualmente, la ricerca sta lavorando su diversi fronti, dagli esami genetici ai nuovi farmaci a bersaglio molecolare. Alcuni di questi trattamenti mirano a colpire le mutazioni specifiche del tumore, aumentando le possibilità di risposta alla terapia. L’immunoterapia, ad esempio, sta mostrando risultati promettenti in alcuni sottotipi di tumore pancreatico. La lotta contro il tumore al pancreas è ancora in salita, ma storie come quella di Eleonora Giorgi contribuiscono a sensibilizzare l’opinione pubblica e a stimolare la ricerca. Il futuro? Forse un giorno potremo individuare la malattia prima che sia troppo tardi, migliorando le possibilità di sopravvivenza.