Tumore al colon-retto: un nuovo mix di farmaci ne rallenta la crescita
Quello al colon-retto è uno dei tumori più diffusi nel mondo occidentale. Si tratta di una neoplasia abbastanza aggressiva, che colpisce persone tra i 60 e i 75 anni di età. Tra le terapie ad oggi più utilizzate c’è la chirurgia, che normalmente può essere preceduta da chemoterapia o radioterapia, che hanno soprattutto l’obiettivo di trattare la zona cancerosa in un modo il più conservativo possibile. Negli ultimi anni, sono stati fatti enormi passi avanti per trovare nuove tecniche di screening e soluzioni terapeutiche più efficaci contro questa forma tumorale. In particolare, proprio qualche giorno fa, è stato pubblicato un lavoro su Molecolar Oncology, in cui il gruppo di Farmacologia Molecolare dell’Università di Ginevra, insieme ai medici degli Ospedali universitari della stessa città svizzera e del Centro medico dell’Università di Amsterdam dimostrano di riuscire a ridurre la crescita del tumore al colon-retto, e quindi di allungare la vita dei pazienti, grazie ad una nuova combinazione di farmaci. Ma come sono riusciti questi ricercatori ad arrivare ad una scoperta di questa portata? Prima di questo, è necessario fare un passo indietro e andare a vedere che cos’è questo tumore nello specifico, quali sono i fattori più comuni che ne determinano la comparsa e l’evoluzione nelle terapie.
Il tumore al colon-retto
Il tumore al colon-retto, come già specificato, è tra le neoplasie più diffuse nel mondo occindentale. In Italia si stima, infatti, che questo tumore colpisca circa 23.000 donne e 30.000 uomini ogni anno. Ma quando si parla di tumore al colon-retto, a quale parte anatomica ci si riferisce nel particolare? Si tratta proprio dell’intestino, ovvero un organo a forma di tubo cavo, particolarmente lungo, di circa 7 metri, ma che può raggiungere anche i 10. Esso è suddiviso in intestino tenue o piccolo intestino (a sua volta distinto in duodeno, digiuno e ileo) e intestino crasso o grosso intestino. Quest’ultimo comprende il colon destro o ascendente (con il cieco e l’appendice), il colon trasverso, il colon sinistro o discendente, il sigma e il retto.
Quando si parla quindi di tumore al colon-retto, ci si riferisce all’intestino grosso e, in particolare, si possono distinguere tumori del colon vero e proprio e tumori del retto, ovvero dell’ultimo tratto dell’intestino. Queste due forme possono manifestarsi simultaneamente con modalità e frequenza differenti: rispettivamente 70% e 30% circa. Questo è un dettaglio di enorme importanza, poichè la sede del tumore lungo il colon o nel retto corrisponde a caratteristiche molecolari diverse e, di conseguenza, può condizionare l’approccio terapeutico da utilizzare, qualora si tratti di chirurgia, chemoterapia o radioterapia.
Chi colpisce questo tumore? Si è visto scientificamente che i fattori di rischio sono piuttosto comuni e generici, legati principalmente alla dieta, ai geni e ad altri fattori non ereditari. Grassi e proteine animali sono associate ad un aumento dei tumori intestinali, viceversa un alto consumo di frutta e verdura sembrano avere un ruolo protettivo. È possibile anche ereditarlo geneticamente nella forma di poliposi adenomatose ereditarie e di carcinoma ereditario del colon-retto su base non poliposica. Questo è possibile a causa di alterazioni genetiche specifiche dei genitori che vengono trasmesse alla prole. Oltre a tutti questi casi, bisogna anche considerare che l’età, il fumo o malattie infiammatorie intestinali possono essere fattori di rischio per la formazione di questo tumore.
L’attuale standard di cura per il cancro del colon-retto è una combinazione di chemioterapici, spesso integrati con farmaci biologici mirati. Tuttavia, a causa degli effetti collaterali provocati, esiste un’urgente necessità di migliorare l’efficacia del farmaco, spacialmente negli stadi avanzati della malattia. In questo scenario si inserisce il lavoro portato avanti dal gruppo di ricerca di Farmacologia Molecolare dell’Università di Ginevra, che ha fatto proprio un grande progresso nell’identificare un mix di farmaci in grado di ridurre la crescita del cancro al colon-retto dell’80% in meno di due settimane.
Lo studio
Il gruppo di ricerca si è basato sull’idea che la combinazione di farmaci già in uso e la medicina personalizzata saranno la risposta per diverse patologie tra cui anche quella del tumore al colon-retto. Con queste premesse, il gruppo si è avvalso della tecnologia di ottimizzazione multidrug (TGMO), ovvero una piattaforma che consente una rapida ottimizzazione di possibili combinazioni di farmaci abì basso dosaggio, per identificare una terapia funzionale contro il tumore al colon-retto.
Sono stati identificati diversi mix di farmaci selettivi e sinergici per un pannello di sei line cellulari. Di queste combinazioni, due in particolare sono state anche testate in vivo in modelli animali. Queste ultime sono state in grado di ridurre la crescita del tumore dell’80% circa, superando gli effetti ottenuti dalla chemioterapia standard. Questo mix di farmaci è stato di fatto capace di rallentare la crescita del tumore. Questo risultato rappresenta sicuramente un altro passo in avanti nello studio di cure contro il tumore al colon-retto e l’approccio innovativo utilizzato, basato sulla tecnologia TGMO, rappresenta una svolta per i pazienti oncologici.
Consente di eseguire rapidamente, ovvero in pochi passaggi, test simultanei su cellule cancerose e sane dello stesso paziente e di valutare tutte le possibili combinazioni di farmaci che abbiamo selezionato per questo scopo