Il tumore al fegato ricopre il sesto posto di frequenza a livello mondiale ed è la seconda causa di morte per neoplasia. Il fegato è la ghiandola più grossa dell’organismo, posizionata in alto a destra, vicino il diaframma, il colon traverso e lo stomaco. La sua dimensione varia tra i 24 ed i 28 centimetri, ha una forma ovoidale ed un peso che si aggira intorno a 1-1,5 chili.
Il suo colore è bruno-rossastro ed ha una consistenza gommosa al tatto. Suddiviso in due sezioni, lobo destro e lobo sinistro, è costituito da cellule chiamate epatociti, le quali occupano circa l’80% del suo volume. In aggiunta, vi sono le cellule stellate che permettono al fegato di rigenerarsi grazie alla produzione di collagene, reticolina e vitamina A. Il sangue che lo irrora è suddiviso in sangue ossigenato, quello che scorre dall’arteria epatica ed il sangue ricco di nutrienti, che scorre dalla vena porta epatica. Il fegato fa parte del sistema endocrino, il quale è deputato alla produzione di ormoni per garantire l’omeostasi dell’organismo umano ed a permettere lo svolgimento di tutti i processi fisiologici. Inoltre è anche collegato all’apparato digerente.
Il fegato gestisce molteplici funzioni:
Il fegato svolge delle funzioni essenziali per il mantenimento del metabolismo umano, nonostante abbia la caratteristica di potersi rigenerare in seguito ad un danno, vi possono essere delle malattie che lo riguardano, le quali sono causate da alcol, grassi, infezioni virali, medicinali o sostanze tossiche.
L’epatite è una patologia che interessa le cellule epatiche e sfocia in una reazione infiammatoria. Essa può essere di origine virale derivante dal virus dell’epatite A, B, C e delta oppure cronica, quando l’infiammazione ha un’evoluzione prolungata. L’epatite si può trasmette tramite contatto di sangue oppure rapporti sessuali non protetti.
Se il danno risiede nel metabolismo della bilirubina, si può incorrere nell’ittero, la quale patologia si manifesta con colorazione gialla sia della cute che delle mucose.
La cirrosi è la conseguenza di un’infiammazione cronica degli epatociti, la quale porta lesioni irreversibili come la fibrosi mutilante del fegato e noduli di rigenerazione.
La steatosi epatica è dovuta ad accumulo di trigliceridi nell’epatocita, portando ad avere un fegato di colore giallastro, ciò è dovuto o ad un difetto di secrezione del plasma, o ad un eccesso di sintesi dei trigliceridi oppure ad un alimentazione con troppi grassi o bevande alcoliche.
Le cause dell’insurrezione del tumore al fegato sono svariate, come infezioni croniche, causate dai virus dell’epatite di tipo B e C. La cirrosi può causare il cancro poiché porta un danno irreversibile alle cellule del fegato e sono sostituite con il tessuto cicatriziale. L’ obesità ed alterazioni del metabolismo, come diabete, ipertensione ipercolesterolemia possono generare il tumore al fegato, cosi come anche le malattie autoimmuni. Inoltre, l’insorgenza maggiore si ha per il genere maschile dopo i 50 anni. Il cancro del fegato si può suddividere in cancro primario e secondario. La prima tipologia può essere di origine epiteliale, come l’epatocarcinoma, che si sviluppa dagli epatociti oppure d’origine mesoteliale come i sarcomi e gli emangiomi. Il cancro secondario, invece, deriva da tumori che si manifestano altrove, ma che poi si metastatizzano nel fegato
Si sono analizzate le cause del tumore al fegato, il quale quasi sempre all’insorgere è una neoplasia asintomatica. Andando avanti nelle varie fasi, può manifestarsi con dolori addominali, ingrossamento del ventre, perdita di peso ed ittero. Per diagnosticare la presenza dell’edema, si possono eseguire una serie di esami diagnostici come:
Uno studio pubblicato sul Journal of Hepatology Reports, condotto dalla ricercatrice Lucilla Crudele con il sostegno della Fondazione Airc ha dichiarato come, tramite un esame, si potrebbe prevenire il tumore al fegato fino a 5 anni prima. Il gruppo di ricerca coordinato dal professore Antonio Moschetta, presso l’università Aldo Moro di Bari, ha esaminato dei soggetti affetti da fibrosi epatica, i quali manifestano un basso livello di colesterolo “buono”. Quest’ultimo è deputato a prelevare il colesterolo in eccesso e portarlo al sangue dove poi sarà rimosso. Come ha dichiarato lo stesso professore Moschetta:
Selezionando i pazienti che hanno poi sviluppato il cancro tra coloro che cinque anni prima avevano basso colesterolo Hdl, abbiamo osservato che questi ultimi mostravano un significativo aumento del girovita, che è una misura dei depositi di grasso a livello del tessuto adiposo viscerale e un segno di infiammazione dell’organismo.
Quindi un soggetto che è effetto da fegato grasso ed un basso livello di Hdl ha più probabilità di manifestare una neoplasia entro i seguenti 5 anni. Sapere ciò, può prevenire con largo anticipo la formazione della metastasi.
Ci si augura che tale studio possa portare ai risultati sperati in modo da poter avere un ulteriore esame per prevenire il tumore al fegato e poterlo curare, innanzitutto correggendo lo stile di vita del paziente in tempo utile.