Tumore: scoperto un modo per non alimentare le cellule cancerose
Il tumore, al giorno d’oggi, risulta essere una tra le prime cause di morte nel mondo. Nonostante le numerose ricerche che si stanno effettuando in ambito oncologico, per il momento non è stata ancora trovata una cura efficace e sicura che sia in grado di debellare al 100% questo tipo di patologia.
Tuttavia, grazie ad un recente studio realizzato negli Stati Uniti, si è visto che in seguito al consumo regolare di zuccheri aggiunti il rischio di sviluppare tumore varia dal 60 al 95%. Questa scoperta potrebbe aiutarci a capire come contrastare la crescita tumorale.
Di cosa si “nutrono” le cellule?
Le cellule, così come le persone , per poter accrescere e sopravvivere hanno bisogno di nutrienti. Le cellule “normali”, ovvero quelle sane, utilizzano come combustibile l’ossigeno, mentre le cellule tumorali, usano come principale fonte di sostentamento lo zucchero, ovvero il glucosio.
Questa differente “alimentazione” fra cellule tumorali e non fu scoperta intorno la meta degli anni 90′ da Otto Warburg, un noto fisiologo tedesco; egli notò che tra le cellule sane e quelle cancerose esisteva una differenza sostanziale nella velocità di flusso della glicolisi. Questo fenomeno è noto tutt’ora come effetto Warburg.
In un articolo pubblicato nel 2014 su BMC Biology, gli scienziati hanno dimostrato che molte cellule tumorali scelgono specificamente il glucosio come cibo, e consumano glucosio da 50 a 100 volte più velocemente dei tessuti normali. Questo fenomeno si verifica in circa l’80% dei tumori.
Quindi, rispetto ad una cellula normale, la cellula tumorale presenta un metabolismo ed un tasso di crescita nettamente superiore e anche il suo consumo di zucchero è più veloce di quanto possiamo immaginare. Si può quindi dire che le cellule tumorali sono costantemente “assetate” di zucchero.
Tumore e alimentazione: gli studi
Dato che le cellule tumorali preferiscono il metabolismo glicolitico come fonte di energia, un consumo elevato di zucchero può portare a una crescita e una diffusione più rapide della malattia. Questo ci permette anche di capire come mai le persone con diabete hanno maggiori probabilità di sviluppare il cancro (in particolare il cancro al seno, al colon, alla prostata, al fegato e al pancreas), rispetto ad una persona non diabetica.
Grazie a numerosi studi, si è visto che esiste una correlazione diretta tra l’assunzione di zucchero e l’aumento del rischio di cancro.
Dal 1991 al 2013, presso gli Stati Uniti, un gruppo di ricercatori ha monitorato circa 3.184 americani di età compresa tra 26 e 84 anni: essi hanno scoperto che una maggiore assunzione di succo di frutta ha aumentato il rischio di cancro alla prostata del 58%, mentre una maggiore assunzione di bevande zuccherate ha aumentato del 59% il rischio di tumori correlati all’obesità.
Diversi ricercatori negli Stati Uniti hanno poi condotto congiuntamente una valutazione sistematica di 37 studi prospettici sul rischio di cancro e zucchero. Secondo i risultati, un’elevata assunzione di zucchero può aumentare il rischio di cancro, promuovendo la disregolazione dell’insulina-glucosio, lo stress ossidativo, infiammazione e obesità.
Inoltre, grazie a studi realizzati sugli zuccheri aggiunti si è potuto poi dimostrare che un’elevata assunzione di zucchero è in grado di aumentare il rischio di cancro dal 60% al 95%.
Combattere i tumori agendo sul loro metabolismo
La dott.ssa Sophia Lunt, professoressa associata di biochimica e biologia molecolare presso la Michigan State University, ha tenuto un Tedx Talk per presentare al pubblico un nuovo promettente trattamento da utilizzare contro il cancro: esso consiste nel curare il cancro influenzando il metabolismo delle cellule tumorali.
Infatti, andando a bloccare i geni coinvolti nel metabolismo delle cellule tumorali si può arrivare a guarire dal tumore. Ovviamente questo risulta possibile solo se si vanno a identificare le principali vie metaboliche delle cellule tumorali.
Questo è importante per riuscire a capire il ruolo specifico svolto da ciascuna via metabolica e quindi, riuscire a sviluppare un trattamento personalizzato basato sui geni, sulla dieta e sull’ambiente di vita specifici del paziente.
Si può affermare quindi che, in futuro, il controllo del metabolismo delle cellule tumorali potrebbe rappresentare una svolta importante per il trattamento delle neoplasie.