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Tumori cerebrali: scoperto il meccanismo che trasforma il sistema immunitario in un alleato del cancro

Tumore cerebrale (Depositphotos foto)

Tumore cerebrale (Depositphotos foto) - www.biomedicalcue.it

Come i tumori cerebrali riescono a ingannare il sistema immunitario, trasformando le sue cellule in alleati per la loro crescita.

Il sistema immunitario è uno degli strumenti più potenti che il nostro corpo ha per combattere il cancro. Eppure, ci sono situazioni in cui, invece di attaccare le cellule tumorali, finisce per lavorare al loro favore. Questo è particolarmente vero per alcuni tipi di tumori cerebrali aggressivi, dove le difese immunitarie non riescono a fermare la crescita del cancro.

In questi casi, il sistema immunitario viene addirittura “manipolato” dalle cellule tumorali, un meccanismo che sta facendo parlare di sé nella comunità scientifica. Uno dei tumori cerebrali più letali è il glioblastoma, che ha una prognosi davvero difficile. Per queste forme di cancro, sono stati sviluppati trattamenti immunoterapici che stimolano il sistema immunitario per bersagliare specifici segni del tumore.

Tuttavia, in molti casi, come nel glioblastoma, l’immunoterapia non funziona come ci si aspetterebbe. Una delle ragioni è che ci sono dei neutrofili, delle cellule del sistema immunitario che dovrebbero difenderci, ma che, in realtà, si alleano con il tumore, aiutandolo invece a crescere e a sopravvivere.

Questi neutrofili, che inizialmente sarebbero pronti a combattere il cancro, diventano un ostacolo quando il tumore cresce abbastanza da sopravvivere alle difese iniziali dell’organismo. All’interno del tumore, questi neutrofili “cattivi” smettono di lavorare per distruggere il cancro e iniziano a contribuire alla sua espansione. È un comportamento che rende ancora più difficile il trattamento dei tumori cerebrali e che ha spinto i ricercatori a indagare a fondo su come accade questo processo.

Lo studio

Un team di ricercatori del Wistar Institute, guidato dal dottor Filippo Veglia, ha recentemente scoperto un meccanismo che spiega come i tumori cerebrali riescano a riprogrammare i neutrofili per farli diventare alleati del cancro. Questo studio, pubblicato su Cancer Discovery, ha rivelato dettagli sorprendenti su come i tumori sfruttino questi neutrofili a loro favore. Ma cosa succede esattamente a livello cellulare?

Nel loro studio, Veglia e il suo team hanno individuato un sottogruppo di neutrofili che si trova quasi esclusivamente nel tumore cerebrale. Questi neutrofili esprimevano una proteina chiamata CD71, che non si trova in neutrofili normali. La particolarità di questi neutrofili è che si trovano in aree del tumore con poco ossigeno, cioè in quelle che i ricercatori definiscono come “regioni ipossiche“. Qui, questi neutrofili si comportano in modo sorprendente: invece di combattere il cancro, finiscono per sopprimere le risposte immunitarie, aiutando così il tumore a crescere ancora di più.

Illustrazione di cellule cancerogene (Depositphotos foto)
Illustrazione di cellule cancerogene (Depositphotos foto) – www.biomedicalcue.it

Come i neutrofili si trasformano e aiutano il tumore

Ma come fanno a fare tutto questo? I ricercatori hanno scoperto che, in queste regioni ipossiche, i neutrofili CD71+ mostrano un cambiamento significativo nel loro metabolismo. In pratica, iniziano a metabolizzare il glucosio in modo diverso, accumulando lattato. Questo processo di accumulo di lattato porta a una modifica genetica nelle cellule: un fenomeno chiamato “lattilazione delle istone“. In parole povere, questa modifica fa sì che un gene chiamato ARG1 venga attivato, e l’espressione di ARG1 è proprio ciò che rende questi neutrofili immunosoppressivi. Insomma, il tumore non solo riesce a evitare l’attacco del sistema immunitario, ma lo rende anche più debole.

Per fermare questa trasformazione, Veglia e il suo team hanno testato un composto chiamato isosafrole, che blocca un enzima che gestisce il lattato. I risultati sono stati promettenti: trattando i modelli preclinici con isosafrole, i ricercatori sono riusciti a ridurre l’espressione di ARG1 nei neutrofili, restituendo al sistema immunitario la capacità di reagire contro il tumore. Questo approccio potrebbe essere la chiave per superare le difficoltà che l’immunoterapia incontra nei tumori cerebrali più aggressivi. Anche se si tratta ancora di studi preliminari, i risultati mostrano un grande potenziale nella lotta contro il cancro al cervello.