Due studi recenti dimostrano come l’analisi approfondita del DNA dei tumori pediatrici possa guidare i team medici nell’assistenza ai pazienti sia durante le terapie sia nei controlli successivi.
Tra le cause principali di morte dei bambini, purtroppo, troviamo i tumori. La profilazione molecolare completa dei tumori pediatrici attraverso tecnologie ad alto rendimento può identificare bersagli molecolari e biomarcatori predittivi. Queste tecnologie facilitano la scelta delle terapie in base ai profili molecolari del cancro, insieme ad una migliore comprensione della biologia tumorale e allo sviluppo di agenti antitumorali mirati. Questo processo prende il nome di medicina di precisione ed è utilizzato per il trattamento di pazienti con neoplasie maligne avanzate, compresi i bambini.
MAPPYACTS (MoleculAr Profiling for Pediatric and Young Adult Cancer Treatment Stratification) è uno studio internazionale di medicina prospettica di precisione che mira a definire il profilo molecolare delle neoplasie maligne ricorrenti nei pazienti pediatrici; questo al fine di suggerire il percorso di cura più adatto nell’eventualità di ulteriori ricadute e progressioni.
Gli obiettivi principali sono:
La ricerca ha coinvolto 774 pazienti a cui è stato diagnosticato un tumore prima dei 18 anni; di questi tutti hanno avuto una ricaduta, 687 presentavano un tumore solido (tumori cerebrali, sarcomi, altri) e 87 una leucemia o un linfoma.
Dalle analisi è emerso che 7 pazienti su 10, a cui il tumore è stato sequenziato con successo, hanno almeno un’alterazione genetica, questo rendeva il loro cancro potenzialmente suscettibile ai farmaci a bersaglio molecolare. Per il 10% delle neoplasie con queste alterazioni esiste già un farmaco efficace, mentre per altre sono in sperimentazione delle terapie. Di tutti i pazienti, 107 sono stati trattati con la terapia a bersaglio molecolare specifica per la mutazione riscontrata, da sola o in combinazione con altri farmaci. Complessivamente quasi 1 paziente su 5 ha risposto in modo oggettivo alla terapia.
Gli scienziati pensano che l’aumento dell’accelerazione dell’età epigenetica nei sopravvissuti al cancro infantile sia associato a molteplici fattori, tra cui:
Per comprenderne meglio la variabilità, un gruppo di ricercatori ha analizzato le basi genetiche dell’accelerazione epigenetica. Lo studio si è concentrato sull’analisi del DNA in circa 3000 ex pazienti pediatrici che sono ancora vivi dopo 5 anni dalla diagnosi. Si è riscontrato spesso che chi ha avuto un tumore in giovane età mostra segni di invecchiamento precoce, sviluppando prematuramente patologie che normalmente affliggono persone molto più anziane.
I segni dell’invecchiamento sono rilevabili anche nel DNA, sotto forma di modifiche epigenetiche. Queste si basano su dei cambiamenti chimici che sono in grado di attivare o disattivare determinati geni non alterando la sequenza del DNA, ma la sua espressione. L’accelerazione dell’età epigenetica aumenta il rischio di sviluppare malattie legate all’invecchiamento.
I ricercatori hanno sequenziato l’intero genoma degli ex pazienti presi in analisi ed hanno caratterizzato lo stato di metilazione del DNA. Si è notato che la metilazione è una delle modifiche epigenetiche più comuni, dunque: tra le varianti genetiche presenti nel genoma e l’accelerazione dell’età epigenetica vi è una possibile relazione.
Dai dati ottenuti si sono identificate delle nuove varianti genetiche nel gene SELP e nella regione HLA correlate all’invecchiamento precoce degli ex pazienti oncologici infantili. Le analisi di questi risultati, infatti, potrebbero dare una spiegazione al perché certe persone reagiscono diversamente alla tossicità delle terapie antitumorali.
In conclusione, i risultati dello studio MAPPYACTS dimostrano la fattibilità della profilazione molecolare del tumore in caso di recidiva di un cancro pediatrico. Invece, le nuove varianti genetiche in combinazioni con quelle note, potrebbero facilitare l’individuazione di chi, sopravvissuto al cancro, ha un rischio più alto di invecchiamento accelerato.