La ricerca corre da anni un’incessante gara per raggiungere il traguardo della cura di tutti i tipi di tumori. Come sappiamo, i tumori sono legati a diverse cause, che possono essere esterne, come il fumo delle sigarette, o anche genetiche. Anche le cure, ad oggi utilizzate, non sono poche. Per contrastare i tumori si può ricorrere all’operazione, all’immunoterpia, chemioterapia, radioterapia, farmaci a bersaglio molecolare, ecc. Il tipo di cura è sempre scelto in base al tipo di cancro, la zona (o le zone) interessata e lo stadio. Ciò avviene perché non tutte le cure sono adatte a tutti i tipi di tumore. Oggetto dello studio, descritto sulla rivista Immunity dal Dr Davide Bedognetti, dell’Università di Genova e Direttore del Cancer Program del Sidra Medicine di Doha, in collaborazione con l’università della California di San Francisco, sono proprio i tumori trattati con l’immunoterapia.
Circa la metà dei pazienti affetti da tumore, che viene trattato con l’immunoterapia, non riesce a trarne vantaggio. Inoltre, questo genere di cura, in alcuni pazienti, genera risposta immunitarie pericolose, perché stimola reazioni autoimmuni sbagliate. I ricercatori, che hanno analizzato diversi tumori in svariati pazienti, dunque, hanno capito che la chiave per far funzionare bene l’immunoterapia, che risveglia il sistema immunitario contro il cancro, è il DNA dei pazienti.
Il team di 26 ricercatori ha analizzato quasi 11 milioni di varianti geniche, su oltre 9.000 pazienti con 30 diversi tipi di cancro. Il team ha osservato che ci sono determinati geni che regolano il sistema immunitario, presenti nei pazienti che rispondono meglio alle cure immunoterapiche. Sono 20 le regioni del DNA che hanno questo effetto immunoregolatorio, tra cui quelle che controllano la via dell’interferone, un meccanismo che si attiva anche durante una risposta antivirale e in alcune malattie autoimmuni.
Infatti, gli interferoni sono una famiglia di proteine prodotte dalle cellule del sistema immunitario e dalle cellule tissutali, in risposta alla presenza di agenti esterni come virus, batteri, parassiti ma anche di cellule tumorali. Il Dr Davide Bedognetti ha osservato, nello specifico, che in alcuni pazienti ci sono geni per proteine del sistema immunitario che conferiscono al paziente armi antitumore, sollecitando l’azione anti-cancro spontanea delle difese immunitarie. Altri pazienti, invece, possiedono dei geni che non sollecitano il sistema immunitario ad una risposta efficace.
Vista la varietà di geni, sarà opportuno mettere a punto dei test genetici per i pazienti affetti da tumore, così da capire chi potrà rispondere positivamente all’immunoterapia. Così facendo le cure potranno essere personalizzate ancora di più e sarà possibile sviluppare farmaci immunoterapici specifici per chi non ha una buona risposta a questo tipo di cure.
Nel trattamento dei tumori, l’immunoterapia è oggi considerata l’ultima frontiera della lotta ai tumori. Essa si basa sul concetto di contrastare il cancro come se fosse un’infezione, cioè “armando” il sistema immunitario del paziente in modo tale da riconoscere le cellule tumorali e ucciderle. Le cellule tumorali sono cellule che proliferano in maniera incontrollata. Esse vengono riconosciute come estranee e dannose dal sistema immunitario, che, quindi, scatena un attacco da parte dei linfociti T. La difesa, però, non è sempre efficace. A questo punto, si ricorre all’immunoterapia. Una delle strategie utilizzate oggi, chiamata “inibizione dei checkpoint immunologici”, si fonda sull’utilizzo di anticorpi per sbloccare i freni del sistema immunitario e aumentare, in questo modo, la capacità dei linfociti di fronteggiare i tumori.
Infatti, le cellule tumorali adottano escamotage per passare inosservate al sistema immunitario e l’immunoterapia “aiuta” il sistema immunitario a riconoscerle. La peculiarità dell’immunoterapia, evidenziata dall’esperienza, è che produce tipologie di risposta al trattamento non convenzionali. Ad esempio, con l’immunoterapia può capitare che si verifichi un aumento iniziale della massa tumorale, a cui, però, in un secondo momento segue la riduzione.
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