Le conseguenze dell'assunzione di alcool in gravidanza (Canva/Depositphotos) - www.biomedicalcue.it
Ecco come l’assunzione di alcol in gravidanza può influenzare e compromettere le funzioni cerebrali e cognitive anche in età adulta. I risultati sono spaventosi
La FASD, o sindrome feto-alcolica, è una patologia che può affliggere il neonato, anche nel corso della fase fetale, se lo stesso è esposto continuativamente all’alcol già all’interno della placenta. Si tratta di una patologia che può proseguire anche per periodi estremamente prolungati, arrivando a causare implicazioni per l’intera vita.
L’assunzione di alcol è totalmente sconsigliata, anche se in quantità ridotte, alle donne che si trovano in stato interessante. La sua azione può portare a malformazioni nello sviluppo del feto, producendo effetti sia a livello fisico, sia a livello cerebrale-nervoso, gravi ed irreversibili. E’ in particolare l’encefalo del futuro nascituro ad essere interessato dall’eventuale assunzione di alcol da parte della madre.
Le funzionalità anomale che possono svilupparsi riguardano, per esempio, una riduzione del volume celebrale, causa di carenze e disfunzioni nell’attività neuro-intellettiva, influenzando anche lo sviluppo cognitivo, la memoria, l’apprendimento e la coordinazione del movimento. Un totale declino cognitivo, che gli specialisti di tutto il mondo, nonostante la grande campagna di allarme e contrasto all’assunzione dell’alcol in gravidanza, si trovano spaventosamente a dover trattare molto frequentemente.
Al fine di ottenere un quadro maggiormente chiaro ed un numero superiore di informazioni a riguardo, è stato condotto uno studio su dei ratti, in modo da individuare i circuiti cerebrali implicati nello sviluppo di disturbi e disordini cognitivi nei pazienti colpiti da sindrome feto-alcolica.
Lo studio è stato pubblicato su Journal of Neuroscience, condotto dalla dottoressa Amy Griffin della Delaware University. La volontà principale prefissata dai ricercatori è di individuare sistemi e trattamenti sofisticati che possano permettere di tenere sotto controllo gli effetti sortiti dalla patologia.
Nel corso dell’approfondimento è stato registrato come l’esposizione all’alcol dei ratti – al momento di una fase della crescita che in anni umani corrisponde ad un’età compresa tra il sesto e il nono mese – sia capace di danneggiare specificamente le regioni cerebrali relative alla memoria lavorativa e ai processi decisionali. Il fondamentale step successivo ha riguardato l’analisi e la registrazione degli apparati cerebrali dei ratti una volta diventati adulti, proprio nel corso dello svolgimento di funzioni relative ai processi decisionali.
I risultati hanno evidenziato come gli stessi comportamenti fossero definitivamente compromessi, probabilmente a causa di una comunicazione irreversibilmente interrotta, comportata dal danneggiamento delle regioni celebrali implicate. I ricercatori si sono avvalsi anche di un sistema di algoritmo di apprendimento automatico, al fine di dimostrare l’effettiva esposizione, o meno, dei ratti all’alcol, senza necessità di procedere con esami specifici, ma soltanto osservando il comportamento.
Il risultato terminale sottolinea come l’esposizione all’alcol del feto, nel corso del terzo trimestre di gravidanza, causa un’interruzione del circuito cerebrale, scaturendo un progressivo deterioramento dei processi cognitivi fino all’inevitabile sviluppo della FASD. Secondo quanto osservato sui ratti, la patologia può compromettere in modo irreversibile parte delle funzioni correlate al sistema nervoso centrale anche in età adulta.