Utero artificiale: UE stanzia quasi 3 milioni di euro per progetto olandese
Il progetto targato Paesi Bassi si pone come obiettivo quello di realizzare un utero artificiale al fine di aumentare le probabilità di sopravvivenza dei bambini nati estremamente prematuramente.
Quando parliamo di nascite premature?
Come sappiamo, il periodo completo di gestazione nell’uomo è di 40 settimane ma, un eventuale parto prima della 37esima settimana viene definito prematuro.
Tuttavia, tanto prima il bambino nascerà e più basse saranno le probabilità di sopravvivenza, poiché i suoi organi mancano di maturità per sottoporsi alla complessa transizione fisiologica alla vita extra-uterina.
Ad oggi, i bambini nati tra le 28esima e 37esima settimana sono ospitati all’interno di unità di terapia intensiva neonatale (NICU) che supportano la loro funzione cardio-respiratoria e lo sviluppo a lungo termine.
Invece, i bambini nati estremamente pretermine (parliamo prima della 28esima settimana) corrono più rischi rispetto a coloro che hanno completato la gestazione: complicazioni sanitarie neonatali e disabilità permanenti, come ritardo mentale, paralisi cerebrale, problemi polmonari e gastrointestinali, perdita della vista e dell’udito.
Nel lungo periodo, invece, i bambini nati prematuramente sono soggetti a un maggior rischio di malattia cardiovascolare, ipertensione e diabete da adulti e a un possibile aumento del rischio di sviluppare neoplasia.
Utero artificiale: il progetto
I ricercatori dell’Università Tecnologica Olandese di Eindhoven hanno ricevuto una sovvenzione per le tecnologie emergenti e future del programma europeo Horizon 2020 di quasi 3 milioni di euro.
L’idea è quella di realizzare un utero artificiale che simuli l’ambiente protettivo materno in cui il bambino prematuro possa completare lo sviluppo delle funzioni vitali.
Nel 2017, negli Stati Uniti i ricercatori avevano realizzato delle sacche con all’interno liquido amniotico in cui permettere il completamento della gestazione degli agnelli (ne avevamo parlato qui) ma, il progetto era ben lontano dall’essere applicabile all’uomo.
Invece, i ricercatori olandesi stanno lavorando ad un sistema di supporto della vita perinatale (PLS) che, sarà sviluppato utilizzando una tecnologia innovativa: un manichino imiterà il bambino durante i test e l’allenamento, il monitoraggio avanzato e la modellazione computazionale forniranno una guida clinica.
A differenza delle comuni incubatrici, l’utero artificiale conterrà al suo interno liquido amniotico e il cordone ombelicale realizzato permetterà l’ossigenazione del bambino e il suo nutrimento.
Il macchinario presenterà sensori in grado di simulare al 100% l’esperienza all’interno del vero utero, includendo anche il suono del battito cardiaco della madre.
Quando si trovano in questo ambiente, sentono, vedono, odorano e sentono gli stessi suoni di quando sono nel grembo materno
afferma Guid Oei, professore dell’università olandese e ginecologo.
Problemi di etica
Tuttavia, alcune domande sorgono spontanee perchè le leggi odierne fanno una netta distinzione tra feto e bambino, perciò un bambino nell’utero artificiale come verrà trattato giuridicamente?
Ci si potrebbe domandare se sia possibile spegnere l’utero artificiale ma, in quali circostanze? Oppure questo nuova macchinario potrebbe diventare una soluzione alternativa alla gravidanza normale.
Insomma, conclude Elizabeth Chloe Romanis, avvocato dell’Università di Manchester che ha esplorato la bioetica dei grembi artificiali:
È chiaro che le questioni legali ed etiche emergenti dalla tecnologia devono essere discusse ora, prima che l’utero artificiale diventi una realtà
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